Papà «bancomat»
di Giuseppe Maiolo

Tutto è mutato negli anni. Soprattutto i ruoli e per certi versi alcuni aspetti delle figure educative che un tempo si caratterizzavano in modo netto perché portatrici di codici differenti e complementari


Ruoli che vedevano madri amorevoli proiettate a dare cure e affetto e padri autoritari e distanti dal punto di vista fisico e affettivo, severi e rigidi, più sanzionatori che affettuosi perché impegnati nella dura lotta della vita.
Secondo l’immaginario collettivo una era morbida e capace di contenere e comprendere, l’altro spigoloso e distante, guerresco e poco incline alle tenerezze. Complementari l’uno all’altra.

Oggi una differenziazione così netta è quasi del tutto scomparsa.
Per cui i padri che hanno smesso la corazze e deposto l’elmo sono diventi parimenti morbidi e affettuosi, capaci di dare ai figli coccole e tenerezze. Dispenser anche loro, si potrebbe dire, di amorevolezza e dolcezza, di cure e attenzioni.
Una conquista, senza dubbio, che ha inizio verso la fine degli anni Settanta e vede ancora oggi i maschi teneri e premurosi coinvolti precocemente nella cura della prole. Per questo li hanno chiamati i mammi, non rendendo giustizia ad un ruolo paterno nuovo e più in sintonia con i bisogni dei figli.

Tuttavia col tempo quel condivisibile “codice materno” non più adeguatamente coniugato con i compiti paterni che da sempre hanno a che fare con il limite e le regole, la disciplina e il dovere, ha finito per prevalere e non essere sufficiente per fare andare oltre il confine.

Per questo si è coniato oggi l’appellativo di “padre bancomat”.
Non per irriverenza, quanto per necessità di descrivere, attraverso una immediata immagine metaforica, quale ruolo possa avere oggi la funzione paterna capace di dare ai figli e in modo continuo, ma senza richiedere nulla o poco in cambio.

Perché è proprio della paternità quello di inserirsi nella relazione con la madre e promuovere una nuova prospettiva che è quella del dare-avere che interrompe l’armonia assoluta derivante dalla soddisfazione immediata di ogni bisogno.
È il padre che mostra al figlio come nella vita non vi siano solo il piacere e la gratuità della soddisfazione, ma anche il dispiacere, il conflitto, la fatica e i costi per raggiungere i propri obiettivi.

È il padre che insegna come andare a occupare un posto in società, quali azioni servono per partecipare alla vita collettiva. A lui spetta il compito di insegnare la mediazione tra gli opposti e la negoziazione che rende adulti e capaci di trovare soluzioni condivise. È con la sua autorità equilibrata che si valorizza lo sforzo e la fatica per raggiungere in maniera autonoma gli obiettivi.

Si può fare anche il mammo senza uscire di scena come padre.
E a mio avviso quel papi tenero e affettuoso non confligge con un padre deciso e autorevole che non recita la parte del compagno di avventure richiedendo l’amicizia sui Social per essere apprezzato dal proprio figlio, ma trasmette con pazienza e fermezza un codice necessario e assolutamente utile a far uscire da quel ricorrente pensiero del tutto e subito così pervasivo e capace di illudere chiunque sul fatto che, al nostro tempo, con la carta di credito non si spende nulla e si ottiene tutto senza alcuno sforzo.

Giuseppe Maiolo
www.officina-benessere.it

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