I vestonesi alla doppia donazione
di Redazione

L'appuntamento è nel Centro di Barghe per questo sabato 5 e per domenica 13 dicembre. Un appuntamento che viene ricordato ai donatori con le parole di stima nei loro confronti lasciate in eredità da Pino Greco



L'appuntamento con le donazioni, per i soci del Gruppo Valsabbino - Vestone dell'Avis, per questo dicembre è doppio.
Il Centro prelievi di Barghe, infatti, aprirà loro le porte sia questo sabato, 5 dicembre, sia la domenica successiva, il giorno di Santa Lucia.

E sarà pure avvenuta per caso, questa concomitanza fra il giorno dedicato ai regali per i bimbi, e quello della donazione.
Santa Lucia come l'Avis, inteso come dono senza volto.

Questa sovrapposizione fa più che mai venire in mente quanto il compianto Pino Greco, cantore abruzzese della nostra valle, ha scritto ai donatori, con una sua "Lettera aperta" pubblicata poi per i tipi di LiberEdizioni nel volume "Tiemmeo".
Una lettera scritta in un momento in cui la sua vita dipendeva proprio dalla generosità degli avisini. Proprio come la felicità di un bimbo, momentanea anche quella, può dipendere dai regali della santa senza volto. 

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Cari donatori,
ci incontriamo tutti i giorni. Al bar, alla fermata degli autobus, all' ufficio postale, tra gli scaffali di un supermercato, in chiesa per un matrimonio o un funerale, in spiaggia sotto gli ombrelloni, a mangiare salamine alle feste di paese.
Magari su per le scale dello stesso condominio. A volte ci sfioriamo. Addirittura scambiamo due parole. Ma non ci riconosciamo. Non riusciamo a scorgere le tracce di quegli elementi che congiungono i nostri destini.
Le probabilità sono minime, lo so, ma non inverosimili.

A volte mi viene da pensarci quando mi soffermo a osservare la vita che ci scorre accanto.
Sta a vedere, immagino, che il camionista che ho appena sorpassato, o il ciclista che ieri sbuffava sulle Coste o anche questa ragazzona vociante e trafelata, con tanto di passeggino, pargoli e sacchetti della spesa, sta a vedere che tutti questi qui custodiscono nelle vene le stesse cellule, gli stessi globuli bianchi e rossi che ieri pomeriggio mi hanno trasfuso per allungarmi la vita.

E' una sensazione indescrivibile.
In una frazione di secondo si annulla la banalità di un contesto materiale e si attinge direttamente al linguaggio dello spirito.
Già, perché è vero che il sangue è un aggregato di sostanze chimicamente definibili, ma è anche vero che nel corso del tempo esso è stato percepito come energia vitale, come essenza tra-scendentale, perfino come identità comune e marchio distintivo di individui, famiglie, comunità, popoli e razze.

Non so quanti condividono il valore simbolico di certe definizioni.
Sicuramente la pensiamo così tutti quelli che per anni, lungo il difficile percorso impostoci da patologie ematologiche severe, siamo costretti a ricorrere sistematicamente al sangue donato da voi.

Decine e decine di sacche.
Da quando ho cominciato le terapie ho perso il conto. Ma non il senso di quel sottile turbamento da cui si è invasi quando il sangue comincia a gocciolare da quell'esile tubicino.

E' in quei momenti che si vorrebbe dare un volto alla generosità di un gesto compiuto in luoghi lontani, sconosciuti.
Magari nel placido e appartato anonimato di una domenica mattina. Mentre altri se ne stanno a letto a poltrire o si avviano per un giro in bici o salgono al capanno per frànguei e gardene.

Lo sappiamo, siete gente schiva. Appagata dal gesto in sé.
Poco propensa a gratificazioni materiali e plausi solenni. Forse siamo destinati a non scambiarci mai un saluto consapevole. A darci una pacca sulla spalla. A bere un calice assieme.
Vorremo tuttavia che si sapesse quanto vi siamo grati per quei giorni, mesi o anni di speranza che la vostra solidarietà riesce a regalare a noi e ai nostri cari.

Con infinita gratitudine.
Pino Greco - da  “Tiemmeo” LiberEdizioni


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