Il castello di Vallio? In località Sant'Apollonia
di Cesare Fumana

È l’ipotesi avanzata da Gabriele Bocchio, ricercatore archivistico e archeologo del Museo di Gavardo, dedotta consultando i documenti del monastero di S. Pietro in Monte di Serle e suffragata da ricerche sul campo


La conoscenza delle vicende più antiche delle nostre istituzioni comunali è solitamente subordinata alla conservazione in sito di fondi archivistici di antico regime. Difficilmente, comunque, essi restituiscono notizie anteriori al periodo tardo-medievale, vale a dire al momento della rivendicazione della autonomia locale dai vincoli di vassallaggio signorile o ecclesiale e del suo radicamento, il cui risultato più eclatante è rappresentato dalla concessione del diritto di erigere castelli-ricetto a favore dei “vicini” del paese.

Fortunatamente Vallio può contare su alcune importanti fonti scritte di pertinenza del monastero di S. Pietro in Monte di Serle che a quei tempi (XI-XIII sec.) vantava diritti e privilegi su ampia parte del confinante territorio di Vallio, castello compreso la cui esistenza era del resto già attestata da un atto notarile del 1095.

I vari accenni ivi contenuti circa l’esistenza della struttura fortificata evidenziano la presenza di due torri, case-ricovero per i momenti di crisi, un torcolo, il tutto con copertura a scandole ed una rampa d’ascesa rinforzata da muri esterni. A rafforzare ulteriormente il sistema difensivo, già facilitato dalla ripida pendenza dei versanti rocciosi sottostanti, era di supporto anche l’impianto di siepi di grossi spini che circondavano l’esterno della cortina muraria.

Dopo l’attacco da parte di alcune soldatesche boeme al seguito dell’esercito dell’imperatore Federico Barbarossa nel 1158 e, soprattutto, dopo la potente scossa di terremoto del 1222, alla manutenzione del castello risultano obbligati anche i riottosi “rustici” di Bernacco, nonostante potessero contare sul piccolo fortilizio della più vicina Rocca. Ad essi era assegnata la casa e la torre che guardava “a sera” e cioè verso le loro abitazioni.    

Sulla misteriosa ubicazione del castello vicinale di Vallio sono state avanzate diverse ipotesi da parte dei vari storiografi che di questo territorio si sono occupati: per alcuni presso la suggestiva loc. Castello di Sopranico, per altri presso il borgo medievale di Oriolo, già sede del Comune, per altri ancora a fondo valle, con un’improbabile collocazione nelle vicinanze della chiesa.

Una attenta rilettura delle antiche fonti scritte e le conseguenti nuove considerazioni in merito hanno indotto Gabriele Bocchio, ricercatore archivistico e archeologo del Museo di Gavardo, a restringere la ricerca della sconosciuta sede del castello medievale lungo il versante montuoso alla destra del torrente Vrenda, la cui ricchezza di boschi, e quindi di buon legname, può essere alla base del particolare interesse da sempre dimostrato dal vicino cenobio benedettino di Serle su questa parte del territorio di Vallio.

In tale prospettiva lo studioso ha sottoposto ad una serrata indagine ricognitiva tutte le sue asperità morfologiche, in cerca di un terrazzo abbastanza ampio da supportare il manufatto difensivo descritto dalle citate carte ed alla fine lo ha puntualmente individuato. I resti del castello di Vallio sono posti in località S. Apollonia, sopra il caseggiato di Porle, a quota 424 slm.
Attualmente di esso sono visibili, tra la fitta boscaglia, le fondamenta ed in alzato alcuni tratti di uno o due corsi della cinta difensiva che si presenta a pianta ellissoidale irregolare, ad assecondare la forma del terrazzo roccioso sulla quale insiste.

I pochi frammenti di laterizi e ceramica che si possono scorgere su alcuni segmenti di versante eroso, contemporanei alla fase storica raccontata dalle fonti scritte, non possono che rafforzare ulteriormente tale convinzione. La conferma definitiva dell’importante ritrovamento attendono ora di essere suggellate da un auspicabile scavo archeologico in grado di restituire alla comunità di Vallio e a quanti si interessano di storia locale una testimonianza di primario rilievo del proprio patrimonio storico e culturale.

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