Halloween, Giulio Cesare e i fantasmi della democrazia
di Yorick

Renzi: «Una legge che la sera delle elezioni si sa chi ha vinto», per «evitare il proporzionale che oggi è legittimazione permanente della larghe intese». Bene, anzi, benissimo...


Per chi (bersaniano e non) s'è accollato il dazio politico del sostegno al governo Monti nel 2011; per chi (bersaniano e non) ha “sbagliato un rigore a porta vuota” (sempre Renzi) alle politiche del 2013; per chi (più che altro bersaniano), s'è ritrovato con 101 spettri danzanti sul cadavere (politico) di Prodi e il lupo mannaro (Berlusconi) dietro la benevola maschera impiegatizia del governo Letta; ma anche per chi, dall'altra parte, non ha potuto realizzare l'Eden della rivoluzione liberale a causa dello scacco continuo perpetrato dai demoniaci alleati di governo (sempre Berlusconi), nonché per i celoduropuristi della cosiddetta antipolitica (ruspanti salviniani in primis); per tutti questi, dico, c'era finalmente da stare sereni.

Poi succede che è il 31 Ottobre
e, si sa, i morti escono dalle tombe e strani fantasmi si scorgono nella penombra.
Tanto per esercitare la memoria: ma “profonda sintonia” (ancora Renzi sul mai sepolto 'patto del Nazareno') non è sinonimo, se non di inciucio, quantomeno di “larghe intese”?
O, per restare sul pezzo: ma come? Non dev'essere l'Italicum la legge elettorale del “Sindaco d'Italia”? E non è forse Marino il sindaco della Capitale? Se tanto mi da tanto, fino a fine mandato – mandato popolare, si badi.

Eppure, con una mossa da fare invidia ai cesaricidi, 26 consiglieri comunali della giunta capitolina (19 Pd e 7 di altri gruppi), si sono sfilati, dal democratico confronto dell'aula per infilarsi in uno studio notarile, firmare le dimissioni e lasciare gli spettatori attoniti e sbigottiti (ma non troppo) di fronte al sangue che cola dai 'lunghi coltelli'.
C'è da scommetterci: quando la Storia darà loro torto – e lo farà – loro opporranno un trito e laconico: “Ma noi abbiamo soltanto eseguito gli ordini”. Ahimè, si dà il caso che proprio questa sia la colpa.

Cari elettori del Pd 2.0, siamo a Halloween e le storie dell'orrore sono l'ideale per una festicciola allegra, da progredita società del benessere: sai mai che magari tra un cocktail e l'altro ci scappi pure una sveltina – e comunque sia, “guardare ogni giorno se piove o c'e' il sole, per saper se domani si vive o si muore” (Tenco: non Renzi, mi raccomando) è roba da “sinistra che perde” (questo sì, Renzi).

Una festicciola “easy”, insomma, che in seguito a democratiche primarie tra i salatini e le tartine scimmiotti, magari appunto con storielle di morti viventi (leggi 'la peggio democrazia cristiana rediviva') e di innocui organismi mutati geneticamente in mostri in grado di divorare tutto, ma proprio tutto (da Verdini a Cantone) quanto di più arcano e orrido questa ricorrenza rammenti.
Ma non per questo le potenze sopite sono da considerarsi estinte. Perciò, cari piddini, lasciate che vi racconti una storia anch'io e poi non vi disturbi oltre.

È la storia di Macbeth, la più torbida delle tragedie shakespeariane.
Macbeth è un nobile generale fedele al suo re, lo scozzese Duncan. Di ritorno da una battaglia però tre streghe gli profetizzano l'ascesa al trono, instillando in lui una rovinosa brama.

Ottenebrato dalla smania di potere, Macbeth e consorte architettano nei dettagli la scalata al trono, decidendo di ammazzare dapprima Duncan accoltellandolo nella notte, di far poi ricadere la colpa sulle di lui guardie del corpo e di uccidere anche queste prima che possano parlare e di assassinare infine anche un altro nobile, Banquo, reo di poter insidiare quello scranno tanto faticosamente conquistato.
Ma il tormento s'insinua nell'animo del re novello come un veleno: Macbeth vede, lui solo, lo spettro di Banquo seduto a tavola, mentre Lady Macbeth s'aggira di notte per il castello, tentando inutilmente di lavare un'immaginaria chiazza di sangue dalle proprie mani – fino al suicidio.

La fine di questa storia la potete ben immaginare. La morale, anche.
Raccontatela, cari amici del Pd: non nell'aula capitolina o in Parlamento, non nelle assemblee di circolo o sui giornali “che sono un brand” (a proposito, a giudicare dai rivoltamenti nella tomba, altro morto vivente anche quel Gramsci fondatore dell'Unità...).
No: raccontatela a voi stessi e poi controllate se, nell'armadio, quello strano biancore nel nero, forse...
 
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