I Volume Ottavo a Idro
di Nicola 'nimi' Cargnoni

Ultima serata organizzata dalla Pro Loco che chiude la stagione con un’enorme ciliegia su una torta già ben confezionata: il lavoro degli ultimi due anni


Seduto al centro del palco, imbracciando una chitarra acustica, c’è Enrico “Pibo” Guerra, circondato dal compattissimo gruppo dei Volume Ottavo; dietro, però, non vi sono gli enormi tarocchi scenografici che facevano da sfondo agli ultimi concerti di Fabrizio De André durante la tournée «Mi innamoravo di tutto» del 1998, ma la «Creuza de mä», che apre la serata-tributo al cantautore genovese, fa andare la mente dei nostalgici indietro, a quegli anni in cui si aspettava avidamente l’uscita della VHS del concerto registrato al Brancaccio di Roma, complice anche l’amara e sopravvenuta scomparsa di Faber.

Il muro di suono che si leva dal palco, unito ai virtuosismi dialettali della canzone eseguita in lingua “zeneise”, non lascia spazio a dubbi: i Volume Ottavo ci sanno fare e si confermano una degna tribute-band del compianto genovese, anche quando più tardi dovranno ripetersi con un altro dialetto, quello sardo, per una perfetta esecuzione di «Zirichiltaggia».

Siamo a Idro, sotto il rassicurante riparo della grande tensostruttura di Crone, che può contenere fino a cinquecento persone.
Nonostante una giornata di pioggia intensa abbia contribuito a rinfrescare gli ardori meteorologici dei giorni precedenti, il tendone è utilizzato per tutta la sua estensione, a cui si aggiungono le numerose tavolate esterne.
Siamo sull’ordine di qualche centinaio di persone, il che può risultare sorprendente se si tiene conto che il tema della serata non è la musica di qualche dj o la banda che suona il liscio, ma il tributo a uno dei cantautori più complessi – artisticamente e umanamente – del nostro panorama musicale.

«Siamo alla nostra decima uscita dal vivo e non ci aspettavamo di vedervi così numerosi» è la stessa ammissione del buon Pibo che, chitarra e voce, è l’anima dei Volume Ottavo.
Un’anima che non assume mera carnalità, ma che si estende nelle braccia dei suoi compagni di viaggio: un po’ PFM, un po’ Massimo Bubola & Eccher Band (e ricordiamo che Bubola è l’autore di molte delle più belle canzoni cantate da De André), i Volume Ottavo mettono in scena due ore e dieci minuti di concerto, dando vita ad alcune splendide versioni dei più grandi successi di Faber.

Alle già citate canzoni in dialetto occorre sommare le blasonate «La Canzone di Marinella», «La Guerra di Piero» (inserita “by request” nella scaletta), «Bocca di rosa», «Fiume Sand Creek», alle quali vanno ad aggiungersi «Il Bombarolo», «Geordie» (che non è di Gabry Ponte), «Dolcenera», «Volta la Carta», «La Canzone dell’Amore perduto», «Princesa», «Un Giudice» e altre ancora, fino alla degnissima conclusione con «Il pescatore» che (surri)scalda gli animi e le mani del pubblico.

Gli apici della scaletta si possono individuare in «Amico fragile», la cui leggendaria aneddotica è stata ben introdotta da Pibo, eseguita in un surreale e religioso silenzio che ha zittito anche i rari (rarissimi, invero) e periferici chiacchiericci, soprattutto in occasione dello splendido e rabbrividente assolo della chitarra elettrica di Luca Scalmana, e in «Il testamento di Tito», canzone che più di altre riesce a condensare la poetica di De André, il suo credo politico e le sue tensioni libertarie e religiose, intrise di un agnosticismo che non si è mai risparmiato, però, di volgere un’occhiata curiosa e sacrale verso la cultura e il mistero della dimensione mistica e cristiana.
Del resto la dimensione divina e anche la mera novellistica evangelica hanno sempre interessato Faber, lo si veda in «Preghiera di gennaio» e più in generale in «La Buona Novella».

Al “clan Guerra” (Pibo, Edy, Ismaele e Cristian) si aggiungono Luca Scalmana, Stefano Ceresa, Antonio Sorelli, Samuele De Lorenzis e Davide Caironi, che compongono la formazione dei Volume Ottavo.
Nella serata eridiana è intervenuto anche Stefano Zeni, che con il suo violino è stato senza dubbio un valore aggiunto, senza timore di sminuire od offendere gli altri elementi che hanno suonato con lui.

La presenza del “maestro” Zeni sul palco di Idro ha reso ancora più emozionanti e interessanti gli arrangiamenti, regalando quel sapore lieto, dolce e nostalgico a chi porta nel cuore il suono del violino di Lucio Fabbri quando accompagnava De André con la PFM sul finire degli anni Settanta, e facendo riaffiorare i ricordi più recenti, ma altrettanto benefici, dei concerti di Massimo Bubola che duettava in acustico nei teatri con Michele Gazich.

A inizio concerto Pibo dedica la serata a Rosaria Debalini, deceduta qualche ora prima proprio a Crone.
Di fronte all’eventualità di annullare la serata si è preferito levare al cielo strumenti e voci, esorcizzando il momento di lutto e ricordando in maniera onesta e corale l’anima di Rosaria.

Decimo “live”, dunque, per i Volume Ottavo che sono sulla scena da poco meno di due anni.
Il che non è male, considerando che trattasi di un genere musicale decisamente contro tendenza, in una zona francamente satura di dj o pseudo tali, o di gruppi e gruppetti che si dilettano in repertori di cover (da Vasco ai Modà, sic…) o di un molto più aleatorio “indie rock alternativo”.
Andrebbe concesso più spazio a chi si propone, coraggiosamente, con repertori di inediti o a chi rispolvera i vecchi cantautori che vanno in “direzione ostinata e contraria”, ma ancora capaci di trascinare qualche centinaio di persone davanti a un palco, in una fresca serata di metà agosto.

Un plauso doveroso – personale, ancorché giornalistico – va ai ragazzi della Pro Loco di Idro che, negli ultimi due anni, si sono impegnati, riuscendoci, a ridare dignità a un paese che sembra riscoprire pian piano le proprie potenzialità.
Organizzatori di moltissime serate che hanno costellato tutti i fine-settimana estivi, e anche di altre iniziative che hanno coperto tutto il territorio comunale (campeggi compresi), i volenterosi giovani eridiani stanno lentamente, ma costantemente e con impegno, scalfendo, fendendo e sconfiggendo quella bruma fatta di indifferenza (quando va bene) e ostilità (quasi sempre) che ha costretto Idro ad annullarsi e richiudersi su sé stesso negli ultimi anni.
Che il vento stia cambiando lo si è ormai evinto dalla quantità e dalla qualità delle iniziative organizzate, ben dislocate sul territorio, rivolte a ogni fascia d’età e che cercano di accontentare tutti, dall’utenza (locale e turistica) fino ai gestori delle attività.

C’è da augurarsi che questo vento
faccia veleggiare lontano le caravelle della Pro Loco di Idro, confidando nella buona volontà e nella costanza dei molti ragazzi che spesso lavorano gratuitamente e volontariamente, considerando anche il momento economico difficile che gli enti pubblici e le amministrazioni stanno vivendo.
Ma l’enorme successo della serata del 16 agosto è il meritato approdo (breve e momentaneo, si spera) delle caravelle.

Ai Volume Ottavo si augura altrettanto florido futuro
.
Pare che da una costola del gruppo stia nascendo una tribute band di Bruce Springsteen. Se tanto mi dà tanto, c’è da “sfregarsi” vigorosamente le mani e restare in vibrante attesa.

Nicola ‘nimi’ Cargnoni

.foto: G.Vitali


Il video di «Zirichiltaggia» visibile per chi è iscritto a Facebook
LIVE IDRO 16/08/2015

Posted by Volume Ottavo on Lunedì 17 agosto 2015


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