L'eremo di San Valentino, tra mistico e romantico
di Sonia Piccoli

L’uomo che cammina si bea delle meraviglie che la natura gli offre e che talvolta crea. Tra mulattiere, ripidi sentieri e brevi tratti tra  rocce in discesa, si giunge a un curioso portoncino...
 



Questo cammino è legato a molti dei miei ricordi che in qualche modo mi hanno segnato la vita, dove ho condiviso alcune delle piu’ belle giornate e serate in compagnia di amici, alcuni persi sul percorso della vita e tanti ancora presenti.
A tutti loro dedico queste righe, con tanta gioia nel cuore.

Partendo dall‟abitato di Sasso di Gargnano e percorrendo mulattiere, ripidi sentieri panorami da brivido per la loro bellezza e brevi tratti in discesa tra le rocce, si giunge ad una curiosa porticina.
Aprendo questa porticina ci si rende conto fin da subito che si sta entrando in un luogo sacro, mistico e romantico.

E' l'Eremo di San Valentino che, con la sua posizione dominante sul lago di Garda, ci accoglie dapprima con una scala intagliata nella roccia e con viste a strapiombo, poi con i suoi cipressi.
Quaranta minuti di immense emozioni, a tratti semplice da percorrere a tratti un po' meno.
Ottimo per chi sta provando ad avvicinarsi alla montagna e adatto per tutta la famiglia, con un poco attenzione in più per i bimbi in alcuni tratti esposti.

L’ eremo di San Valentino è un piccolo gioiello romantico, silenzioso e religioso.  
Fu costruito nel 1630 dagli abitanti del territorio di Gargnano che per sfuggire al dilagare della peste che si era propagata sulla Riviera si rifugiarono tra le rocce, in parte a San Valentino, altri sui Monti Comer e Denervo (la popolazione allora su tutto il territorio della Riviera era all’incirca di 3000 anime e in questa occasione le vittime furono ben 400).

L’ Eremo fu costruito una volta terminato il contagio dai superstiti qui rifugiati, come voto per essere sopravissuti.
Accanto alla cappella, si trovano la  sacrestia ed una piccola dispensa.
Uscendo all'esterno da una piccola porticina, ne troviamo subito un'altra e aprendola si puo' vedere come veniva raccolta l'acqua: quella piovane e quella di una sorgente naturale.

Da qui saliamo una scala in legno con terrazzino e troviamo un'altra porticina che porta alla stanza dove un tempo dormiva l'eremita.
Dentro tutto è minuscolo. E' invece grandiosa la vista sul Lago di Garda.

Nel 1842 arrivò quassù Geremia Palladini, proveniente da Cassano di Brenzone.
Egli si ritirò presso l‟Eremo di Sasso" (dopo la sua morte divenne l'Eremo di San Valentino) per fuggire alla leva austriaca o per altri motivi meno noti.
Geremia venne soprannominato  dagli abitanti di Sasso e dai paesi vicini “El Romet di San Valenti' e raccontano che quando passava - e passava raramente - di paese in paese, lo riconoscevano per il suo bastone e la sua sacca.

All'interno dell'Eremo è tutt'ora conservato un suo ritratto.
Dai documenti si desume come l'eremita, che viveva dell'allevamento di capre, fosse tenuto in buona considerazione dagli abitanti di Sasso, che sebbene fosse analfabeta spesso lo richiedevano come testimone di nozze.

Nel registro dei defunti della parrocchia si legge che “i Sassesi furono dolentissimi dalla sua morte e gli celebrarono solenni esequie ed uffici”.
Evidentemente, la popolazione provava stima ed affetto nei confronti di quest'uomo “che lavorò tantissimo nel custodire ed abbellire l‟oratorio di San Valentino”, trasformando “un luogo orrido e spaventoso in luogo bellissimo con ogni sorta di frutti e di viti”.
 
Alla riccorrenza di San Valentino, il 14 febbraio di ogni anno, dalla Parrocchia di Sasso, muoveva un gran numero di pellegrini che sfidando ogni tipo di intemperia andavano sul luogo in processione per assistere alla Messa.
Credo che pochi sappiano che San Valentino, oltre a essere la festa degli innamorati, è anche il prottettore del bestiame.
Ancor oggi in occassione di questà festività viene celebrata la Messa.

Oltre alla leggenda legata all'edificazione dell'Eremo, vi sono altre tradizioni tramandate oralmente relative a questo luogo.
Per esempio, lungo il cammino per salire all'Eremo, si scorge tra le rocce un incavo tondo, che secondo la tradizione fu impresso da San Valentino stesso, che salendo per quei monti volle genuflettersi.
Ancora oggi i bambini rifanno quel gesto, appoggiando il ginocchio sulla roccia. 

Auguro a tutti sempre con cammino lento e profondo e di poter provare le stesse emozioni.

Sonia Piccoli - Camminando qua e l
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