La verità sul caso greco
di EnneEmme

“Vuole la verità? Lei non saprebbe che farsene della verità", disse nell'aula di tribunale un generale interpretato da Jack Nicholson nel film Codice d’onore...


...Succede anche in politica, e infatti nessuno in Europa accetta di dire la verità sulla Grecia da molto tempo.
Ecco un tentativo, per quanto possibile.

La verità è che i mali del paese sono fondamentalmente colpa della Grecia: il crollo è dovuto all’élite politica, di destra e sinistra -Papandreou, Karamanlis, Mitsotakis-, che ha alimentato il clientelarismo, aumentato la spesa pubblica, falsificato i bilanci dello stato e optato per investimenti sbagliati (Olimpiadi di Atene ’04).

La verità è che l'Europa e il Fondo monetario internazionale hanno contribuito alla depressione greca, una situazione drammatica che ha richiesto tagli selvaggi e lasciato la società greca in un clima di rassegnazione e rabbia.

La verità è che, nonostante tutto, senza il denaro degli stati europei tutto sarebbe andato molto peggio e la Grecia sarebbe risultata insolvente molto prima.

E’ chiaro che gli economisti, con la fermezza imposta da Berlino, hanno imposto una politica fallimentare, ma anche che a sua volta la Grecia non è stata in grado, nonostante la gravità della situazione, di attuare riforme non solo negli ultimi sei mesi con Tsipras, ma negli ultimi vent’anni.

La verità, insomma, è che sia Atene sia l’Europa hanno fallito miseramente in un negoziato senza fine, e i greci hanno categoricamente detto no alla mentalità dell’austerity, che ora apre scenari inediti, mai sperimentati prima e quindi difficilmente controllabili con misure difensive.
Lo scenario è più grave della crisi delle sedie vuote nel 1965, indetta da De Gaulle, che ha paralizzato il progetto europeo per anni.
E’ più grave degli schiaffi inferti all’Europa dai no ai referendum francesi e olandesi sulla Costituzione europea nel 2005.

E’ più grave perché per la prima volta la Grecia mette in discussione il leitmotiv Europeo ("un'Unione sempre più stretta»), e perché c’è la probabilità di un'uscita che lascerebbe ferite laceranti nel progetto europeo, oltre che alla reputazione dell’Ue stessa agli occhi del mondo e dei mercati finanziari.

Nel 2008, il governo americano ha deciso che era il momento di dare una lezione ai banchieri e non salvò Lehman Brothers.
Nessuno, assolutamente nessuno, aveva previsto i danni profondi e duraturi che questa scelta avrebbe comportato.
La crisi in Grecia è più politica che finanziaria, ma anche questa volta una parte di quello che è successo è una sorta di lezione per il futuro.

I greci hanno mentito, i greci hanno rotto il consenso europeo, i greci hanno osato mettere in discussione le ricette provenienti dalla Germania (suo maggior creditore); questo modello “irresponsabile” non può essere permesso, sostengono i paesi del fronte austerity e gran parte dei leader europei, perché potrebbe essere utilizzato da movimenti populisti come Movimento 5 stelle, Podemos in Spagna, Front National in Francia, Sinn Fein in Finlandia.

Il danno è già stato fatto: qualunque cosa accada, la Grecia deve affrontare una crisi ancora più grave degli ultimi cinque anni, che hanno lasciato un tasso di disoccupazione del 26% (giovanile al 50%), una perdita di ricchezza dal 25% del PIL e il debito pubblico insostenibile senza i sostegni finanziari di Europa e Fmi.
L'Europa dovrà pagare tra i 20 e i 30 milioni in più (secondo le stime preliminari) di ciò che prevedeva 10 giorni fa, se vuole evitare gli scenari più rischiosi.
L'Unione non sembra consapevole del fatto che alla fine soffrirà sulla propria pelle la crisi: può esserci l’effetto contagio come nel 2011, e ancora, l’Europa divisa e lenta avrà la forza di mettere in campo soluzioni atte ad affrontare tale scenario?

C’è da augurarsi che i mercati internazionali non mettano in discussione l'irreversibilità dell'euro, che ora appare non più così certa.
In tal caso la moneta unica non sarà più identificata come un modello certo e una strada a senso unico.

Nel caso Lehman, Washington ha dovuto abbandonare i principi liberali che caratterizzano il modello statunitense facendo tutto quanto in suo potere per domare la bestia e limitare la grande depressione.
L’Europa sulla soglia della propria Lehman, avrebbe bisogno di una leadership con idee chiare, forte senso di responsabilità comunitario e visione del futuro.
La figura più forte del continente è senza dubbio Angela Merkel che però, fino ad ora, è stata poco efficace nel difendere le regole e risolvere questioni delicate senza creare rotture interne.

Da oggi, con le regole e il consenso ferito a morte, dobbiamo chiedere a Merkel e al fronte del nord-austerity di reagire e unire perché l’Europa includa tutti, anche i rivali greci. Vedremo se Berlino è in grado di fare tutto ciò che è necessario.
Alle banche greche rimangono due giorni di vita, tre al massimo, prima di terminare i contanti, implodere e iniziare un domino pericoloso che potrebbe spazzare via la Grecia dall'euro.

Un altro caso Lehman? La realtà è che l'ala conservatrice, guidata da Merkel, deve mantenere l'euro sui binari, perché sta deragliando.
"Le distinzioni sociali non possono che essere fondate sull’utilità comune", afferma la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino: è tempo che la Germania e la Merkel dimostrino che tipo di leader europei sono, se lo sono veramente.


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