Luciarosa Melzani e i suoi mestieri dimenticati
E' stato presentato nei giorni scorsi presso la sede di Fondazione civiltŕ bresciana il libro di Luciarosa Melzani, scrittrice di origini valsabbine, che esce per i tipi della casa editrice «I ricordi del tempo nel Bresciano».

Un viaggio nella storia, quella che si colloca ai margini delle grandi strade e dei grandi eventi; una storia che narra dei «Mestieri dimenticati», all’apparenza marginali, ma motore di una microeconomia che occupava il tessuto connettivo del vivere.

Il libro di Luciarosa Melzani, edito da «I ricordi del tempo nel Bresciano», è stato presentato ieri nella sede di Fondazione civiltà bresciana da Monsignor Antonio Fappani - che ha ricordato l’intenso impegno della Melzani nella ricerca e la sua crescita come scrittrice, così da configurare ormai un’autentica biblioteca di titoli - e dal professor Alfredo Bonomi.

Nel volume trovano collocazione, nella cornice accattivante di una grafica lieve e nostalgica, che accosta corsivi da amanuense a composizioni con righi tipografici, accanto ad immagini che illustrano le antiche professioni, ecco un ampio percorso analitico che va dall’acquaiolo all’accendilampione, dall’adacquarolo - colui che provvedeva agli interventi di irrigazione - agli allevatori dei bachi da seta; ecco poi l’arrotino, i commercianti della borsa nera, i burattinai, i calderai, i cantastorie, i carradori, i carrettieri, i cavatori di ghiaia.

Ma pure Luciarosa Melzani, in questa delicata Sponn River dei mestieri scomparsi narra peculiaritĂ  e vicende dei cerstai, dei cordai, dei fabbri, degli imbianchini, dei pulitori di fossi e di quelli di pozzi neri, dei procacciatori di pece. PiĂą di cinquanta attivitĂ , buona parte delle quali definitivamente scomparse, altre trasformate, altre ancora divenute attivitĂ  di vera nicchia, come il lavoro del maniscalco, trovano ampio spazio nel volume.

«Proviamo a pensare al venditore di spolverina - ha detto l’autrice -. Pochissimi oggi sanno che un tempo esistesse anche questo commercio. La spolverina era una pietra polverizzata che veniva ricavata sulle montagne restrostanti Iseo, o Botticino, o ancora su, a Bagolino, e veniva utilizzata delle donne di casa per pulire le posate». «I mestieri dei nonni erano davvero tanti - ha affermato la Melzani - e ciascuno contava su una specializzazione diversa, una vera girandola di attività che ravvivavano la vita di allora. Lavori magari semplicissimi ma che erano parte integrante della società del tempo; saggezze, suoni, gesti e incontri che prendono ancora colore e vita nella memoria della nostra gente. Con la speranza che queste pagine possano offrire una piacevole lettura non resta che costatare che i nostri avi, attraverso il superamento della lora vita, non certamente facile, ci abbiano fornito le basi per vivere un futuro migliore».

Alfredo Bonomi ha ricordato la chiave stilistica scelta dall’autrice, volta in direzione di una scrittura semplice ma coinvolgente, in grado di raccogliere le verità delle fonti e di comunicarne i risultati della ricerca a un pubblico ampio. «Nel penultimo libro - ha testimoniato Bonomi - l’autrice, pensando al lettore ideale, aveva configurato gli ospiti della casa di riposo. Una scrittura che quindi punta alla chiarezza». Impegnativo è stato il lavoro dell’autrice che ha raccolto testimonianze in tutta la provincia.

«Quindi non siamo al cospetto di libro riferito a una zona precisa della provincia - ha continuato Bonomi - ma ad un viaggio completo, che oltre ai lavori che si presentavano comunemente in tutte le terre, tiene conto delle attività precipue della Bassa, delle colline, delle montagne, dei laghi. E tutto ciò in un reticolo che consente, attraverso un percorso condotto nel passato, al recupero di un’identità perduta». Bonomi, tra le curiosità offerte dal volume, ha ricordato il capitolo dedicato alla pastorizia, con le proprie strade, il proprio linguaggio (il gaì e un’espressione che metteva in linea pastore, pecora e cane) in una comunicazione etologica che ha il sapore della modernità. «Voglio anche ricordare - ha concluso Bonomi - le venditrici di stringhe e bottoni che venivano dal Feiuli. Lunghe sottane con infinite tasche, cassettiere portatili, giungevano da noi, tra mille rischi, per far fronte alle esigenze della famiglia».

Da Giornale di Bresscia
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