Dopo lo schianto le lacrime
di Redazione

Tutti sconvolti, fra Garda e Valle Sabbia, per il gravissimo incidente che nella notte fra giovedì e venerdì scorsi ha ucciso Stefano Segala, a soli vent’anni. Ancora non c'è una data per i funerali



La galleria San Biagio, e con quella il tratto di 45bis fra l’uscita di Gavardo e lo svincolo di Villanuova sul Clisi, è stata riaperta ieri mattina presto.
Il traffico ha così potuto ricominciare a scorrere, eliminando i disagi viari registrati soprattutto per l’attraversamento di Villanuova.
Non così il sangue nelle vene di molti, che è rimasto raggelato, col pensiero che va a quella notte e a quel tragico schianto.

Stefano Segala abitava con la famiglia al civico 10 di via Castello
a Fasano di Gardone Riviera, ma era nato in Germania il 25 gennaio del 1995, dove papà Ruggero, che ora ha 56 anni, aveva conosciuto mamma Rueza.
Risale ad una decina di anni fa il rientro della famigliola in Italia, perché Ruggero aveva trovato un posto di lavoro a Lonato.

Al Nord è rimasta solo la sorella maggiore, che era scesa a Gardone giusto giovedì per trascorrere un breve periodo con i suoi.
Ci sono anche due fratelli più piccoli: Andreas, studente all’Alberghiero, e Nicola che invece frequenta la Scar.
L’altra sera, Stefano aveva lasciato detto che voleva fare “un giro” ed era partito con la macchina di papà, una Bmw 318.

Il resto è cronaca, con la vettura che si infila poco dopo le tre di notte nella San Biagio, sulla via di casa, cambia però di corsia e si scontra frontalmente contro il camion che scende dall’altra parte.
Incolpevole l’autista di quest’ultimo, un sessantenne di Idro che non ha potuto far nulla per evitare l’impatto.

Tremende le conseguenze dell’urto: la Bmw accartocciata è stata sospinta all’indietro dalla massa del camion lanciato in discesa per una sessantina di metri e poi ha preso fuoco.
A quel punto Stefano era già morto. Pochi invece i danni fisici per l’autista del camion, dovuti per lo più al fumo dell’incendio inspirato all’interno della galleria, prima che gli operatori Areu potessero trarlo d’impaccio.

Il cadavere carbonizzato del ragazzo si trova all’obitorio di Gavardo e ancora non è stato disposto il nulla osta alla sepoltura.
Non è escluso che vengano effettuati anche gli esami tossicologici, nel tentativo di dare un perché ad una morte così assurda.

Per permettere i soccorsi, i rilievi, lo sgombero dei mezzi, la pulizia della strada e soprattutto il ripristino della funzionalità della galleria, col rifacimento parziale degli impianti elettrico ed antincendio e della cartellonistica, l’arteria è rimasta chiusa per 30 ore.

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