Avvicinamento allo sport
di Sandra Vincenzi

Sono seduta in macchina e sto percorrendo le strade di Vobarno, mentre fischietto un ritornello: “... libertà è partecipazione!” di una canzone di Gaber...


Sono appena uscita dalla palestra delle Scuole Medie di Vobarno ed ho assistito agli allenamenti dei giovani atleti del CAS: Centri di  Avvicinamento allo Sport, della Polisportiva Vobarno, scambiando quattro chiacchiere con Fabio Norbis, l'istruttore responsabile di questa attività.

Cosa fanno al CAS? Due incontri settimanali (martedì e venerdì) per i bambini di prima e seconda primaria.
Ogni settimana, Fabio, affiancato dall'istruttore Michele Rizza, gestisce un gruppo in media di 20 bambini per anno, e ogni settimana alternano le proposte tra: atletica, pallavolo, basket e tennis.

Tutti i vari esercizi sono una propedeutica agli sport citati, e nello stesso tempo dei giochi divertenti per questi bambini, che in futuro – dopo la seconda primaria – potranno scegliere in base a talenti e propensioni lo sport da praticare, che più si adatta a loro, oppure potranno continuare nel CAS.

Nonostante il gran fermento, la partecipazione, la vivacità e l'interesse che questi bambini esprimono, Fabio e Michele mantengono un clima operoso e rispettoso del lavoro e dello sforzo di ciascuno. Come fanno?
Sono sicuramente bravi ed appassionati e fin dall'inizio istruiscono i bambini ad una serie di regole di comportamento in palestra che creano un clima di ordine, di concentrazione, di ascolto – quando l'istruttore spiega il gioco – e di collaborazione – ognuno sa cosa deve fare e si adopera affinché tutti facciano lo stesso.

Maestro!”... e qualcuno alza la mano per parlare e chiedere qualcosa; “Ora camminando in fila  sulla riga bianca andate a prendere i palloni...... mettete a posto i palloni!” dicono gli istruttori; “Tre, due, uno... tutti seduti allineati sulla riga centrale della palestra”... per ascoltare Michele o Fabio mentre spiegano il gioco successivo, e spesso non vola una mosca, tanto i bambini sono interessati e concentrati.

REGOLE quindi è il primo ingrediente dello stare insieme di questi bei bambini.
Ma c'è dell'altro: “Se devo fare cinque tiri con la palla e ne ho fatti tre, quanti me ne mancano ancora?” Chiede Fabio ad un bambino.
Lui risponde “Due!” e Fabio gli dice che è stato bravo e gli fa battere un cinque.

Dunque un secondo ingrediente è IMPARARE, in qualsiasi modo possibile: non solo col corpo sviluppare equilibrio, coordinazione, agilità, ma anche con la mente imparare a contare, a fare dei conti a mente.
Anche la mente si allena a concentrarsi, ad ascoltare, a darsi degli obiettivi ed a raggiungerli, ad imparare da quello che il corpo fa. E questo per tutti i bambini coinvolti nel gruppo.

Ma ancora più importante è sapere che proprio quel bambino che ha risposto a Fabio “due!” è un bambino speciale: sì perché nel gruppo sono presenti anche una bimba speciale il martedì e un bimbo speciale il venerdì.
Anche loro osservano le regole come tutti gli altri, si improvvisano, si allenano e sviluppano competenza: la bimba del martedì l'ho vista all'inizio dell'anno che non sapeva bene tirare la palla ed ora l'ho rivista fare canestro, più o meno come la media dei tiri dei suoi compagni.

Il bimbo del venerdì l'ho visto sfoggiare un sorrisetto di soddisfazione
quando Fabio gli ha chiesto di provare anche lui a battere la pallina da tennis con la mano: e c'è riuscito!!!
Come è riuscito anche in altre cose, magari con delle facilitazioni rispetto ai compagni, però sono sempre dei passi avanti per lui. “Bambini, va bene se G. tira più vicino di voi nel cerchio?”. Tutti annuiscono.
Per questi bambini vedere i due bimbi speciali giocare con loro è normale.

Ecco il terzo ingrediente: RISPETTO DELLA DIVERSITA'.
Perché ognuno ha i suoi punti da allenare, da sviluppare, e i suoi limiti da contenere e controllare. Quando ci alleniamo siamo tutti uguali, non c'è italiano o straniero, bambino normale o bambino speciale.
“E' vero che sono diventato più veloce?” dice un bimbo all'istruttore. Questo sta a cuore a tutti, ed è per questo che sono lì.

Infine gli ultimi ingredienti sono sicuramente il DIVERTIMENTO e il GRUPPO.
Una bimba chiede a Fabio, che affianca G. il venerdì per guidarlo nelle attività: “Voi due siete insieme in squadra?”.
Fabio risponde di sì e lei, con sincero dispiacere dice: “Uffa, volevo starci io” - con Fabio, intendeva dire. Non solo i bambini si lasciano condurre da quelli che chiamano maestri, ma sentono anche la loro vicinanza, la loro attenzione non solo per qualcuno in particolare, ma per ciascuno, come un privilegio, qualcosa che li diverte e li fa crescere.
Ho visto una bimba aggrapparsi alle gambe di Michele, come una scimmietta, perché se servono delle coccole i bambini non hanno vergogna a chiederle.

Mentre le squadre fanno il gioco, si confrontano, cercano di vincere, gli istruttori danno consigli a tutti e alla fine l'importante è davvero partecipare.
Anche perché dopo la proposta dei maestri alla fine viene fatto un gioco scelto dai bambini: palla quadrata, lo sparviero, e altri giochi di gruppo che ai bambini insegnano a giocare insieme. E tutti si cimentano.

Ripenso alle parole di Fabio quando gli ho chiesto di spiegarmi  il perché dei CAS: “Per cercare di dare una possibilità a tutti di capire il senso dello sport che è aggregazione.
Poi nello sport che si sceglie conta sicuramente vincere. Ma prima di tutto lo sport è riuscire a stare in gruppo!”
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Sorrido chiedendomi cosa ne sarà di questi bambini un domani, cosa si porteranno di questa esperienza da più grandicelli e grandi?
E ritorno a canticchiare: “libertà è partecipazione!”.
E allora largo ai giovani, se hanno imparato a stare insieme in questo modo.

Grazie Polisportiva Vobarno!
Sandra Vincenzi

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