Sotto a chi tocca
di val.

Pescatori in subbuglio in Valle Sabbia, come nel resto della provincia bresciana. Ad agitare le pescose acque il ridimensionamento delle Provincie e l’incognita circa la delega a caccia e pesca che rimpalla fra Palazzo Broletto e la Regione


«Per carità, decidano loro. A noi però pare che passare da un’amministrazione come quella provinciale, che già segnava il passo sul suo interessamento soprattutto in materia ittica, ad un’alta ancora più distante dalle vere esigenze del territorio, comporti dei rischi che è meglio non correre. Allo stesso tempo ci pare che sia giunto il momento che di pesca, invece che la Provincia, se ne occupino le associazioni, come avviene con soddisfazione di tutti già da tempo altrove».

A parlare sono Fabrizio Oliva e Giorgio Pezzarossi: il primo coordinatore lombardo di Pesca a Mosca, il secondo in rappresentanza del coordinamento delle associazioni sportive, che si cura anche dell’incubatoio ittico di Ponte Caffaro.

Con l’autorevolezza, insomma, di parlare a nome dei colleghi di tutta la provincia.
«Non è certo una novità – aggiungono -. Da 15 anni almeno chiediamo che si possa organizzare la pesca sportiva in provincia di Brescia utilizzando il modello veronese».

L’idea è che alle semine, alla sorveglianza e alla gestione dell’attività ittica possano provvedere direttamente loro, attingendo a piene mani al volontariato e consorziandosi in una realtà dalle dimensioni adatte a superare un eccessivo frazionamento delle competenze: «Con un decimo di quanto viene speso attualmente saremmo in grado di garantire maggior capillarità nel controllo del territorio» affermano.

Questi propositi sono già stati messi anche nero su bianco
in un paio di lettere sottoscritte da numerose associazioni ittiche ed indirizzate ad Alberto Cavalli, consigliere bresciano e presidente dell’VIII commissione, che per conto della Regione si occupa di Agricoltura, Montagna, Foreste e Parchi.


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