Mamma che paura!
di Giuseppe Maiolo

Stasera venerdi 22 maggio 2015 alle 20,45 presso la Sala Consiliare di Sabbio Chiese, per il ciclo GENITORI IN FORMAzione, si parlerà delle paure dei bambini e di come aiutare a superarle


Relatrice della serata sarà la dott.ssa Giuliana Beghini Franchini, psicoterapeuta dell’età evolutiva, scrittrice di racconti e storie per l’infanzia.

Le paure dei piccoli sono spesso occasione di preoccupazione per i genitori in quanto da un lato temono che esse siano causate da esperienze negative fatte dai bambini e dall’altro, per proteggerli, vorrebbero che si risolvessero in fretta.

Eppure nonostante sia necessario rassicurare i piccoli che manifestano timori specifici o preoccupazioni irrazionali e incomprensibili per l’adulto, è assai importante conoscere cosa rappresentano e al contempo accettare che i con i loro tempi essi siano in grado di superare quelle angosce solitamente evolutive e transitorie.
Perché infatti, non di rado, sono collegate alla loro crescita, allo sviluppo della fiducia in se stessi e alla scoperta della realtà circostante.

Una tematica delicata e un’esperienza comune nell’infanzia, decisamente inevitabile nei primi anni di vita,  che la dottoressa Beghini Franchini svilupperà nella conferenza a partire dagli interrogativi più comuni che un po’ tutti ci facciamo e che le abbiamo posto.

Come mai i bambini hanno spesso paure e timori?

Crescere non è facile. E’ spesso un’esperienza difficile che pone il bambino di fronte alla scoperta del mondo e le paure raccontano la fatica, i dubbi, le insicurezze, e talvolta le angosce che i bambini vivono quotidianamente.  Le  paure pertanto fanno parte del mondo infantile.

Con quali comportamenti di solito le comunicano?
Talvolta i bambini riescono a pararne apertaemnte,  ma  quando le paure sono troppo grandi,  le comunicano cambiando le loro abitudini quotidiane. Molto di frequente i sogni che fanno e che raccontano al risveglio, sono penosi o veri e propri  incubi.
Queste angosce poi possono quindi essere visibili nel mondo delle relazioni che il bambino intrattiene con gli altri, oppure modificano il comportamento  scolastico, i suoi interessi e il modo di esprimere la sua affettività.

Cosa fare per aiutarli?

Prima di tutto ascoltarli, non deriderli né svalutare le loro emozioni. Dedicare tempo e attenzione  alle loro preoccupazioni significa restare nella loro emozione, senza sminuire la loro di paura, l’ansia e l’insicurezza che provano e che agli adulti possono apparire esagerate.
Possiamo ad esempio cercare di trasformare le loro angosce, cercando di stimolare il bambino a rappresentarle graficamente, aiutandoli a dare una forma alla paura, magari anche un colore, una voce. 
E sicuramente li aiutiamo raccontando loro una storia, una fiaba.

Perché le fiabe servono per tranquillizzarli?
Perché parlano con il linguaggio fantastico che i bambini conoscono e utilizzano. Attraverso la loro fantasia raccontano le paure di ogni individuo durante il viaggio della crescita e, soprattutto, dicono che dalla paura si può venire fuori.
La loro fantasia guidata e affiancata  dalla presenza dell’adulto, diventa una risorsa, una strategia e anche una possibilità di crescita. Le narrazioni fantastiche, le storie di magia e di incantesimo, quei racconti che alla fine si concludono sempre in maniera positiva, sono quindi una modalità che aiuta il bambino ad accettare la paura come parte della vita e lo sostiene nella crescita, perché gli trasmette la fiducia che, alla fine tutto si può superare.

Eppure le fiabe spesso sono piene di eventi e situazioni che terrorizzano.
Non rischiamo di aumentare i loro timori e le loro angosce?

È vero tutte le fiabe parlano di paure perché raccontano di un mondo in cui può accadere tutto.
La strega o l’orco possono trasformare in un attimo la vita del protagonista, il quale per superare il pericolo deve lottare per mettersi in salvo.
Il mondo delle fiabe è popolato di personaggi buoni e cattivi, di prove da superare, ma soprattutto quello che rende la fiaba speciale è il lieto fine.

È questo che aiuta il bambino, che lo incoraggia ad andare avanti sapendo che c’è una possibilità, che può arrivare la magia o l’aiuto improvviso. La storia infatti con il finale positivo trasmette sicurezza al bambino informandolo che si puòsempre uscire dal bosco stregato e che alla fine c’è un premio per la fatica che è stata fatta.

In questo modo, anche se terribili,
le fiabe non spaventano mai o almeno non spaventano quanto invece purtroppo le immagini televisive, perché il bambino quando le ascolta immaginerà quella storia secondo la sua capacità evolutiva, secondo quello che la sua immaginazione saprà fare. 
Viceversa le immagini che il bambino si trova già costruite sono spesso non adeguate all’età e al suo sviluppo psichico.

Giuseppe Maiolo
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