Forse un malore ad uccidere Gianbattista
di Ubaldo Vallini

La Saxo del 46enne di Levrange è stata vista fermarsi anche un chilometro prima del luogo dove è accaduta la disgrazia. Una delle ipotesi è che l'uomo stesse già male. Escluso nella dinamica della caduta il coinvolgimento di altre persone



Si è fermato col bisogno impellente di urinare, forse anche di prendere una boccata d’aria, prima di raggiungere casa distante meno di tre chilometri.
Il buio e l’erba alta gli hanno impedito di vedere il pericolo e non si è accorto del piazzale che finiva lì, sotto i piedi: prima il vuoto e dopo tre metri il greto del torrente.
E’ caduto di testa, picchiando sulle rocce sottostanti, ucciso sul colpo.
«Con le vertebre cervicali rotte» diranno poi i medici ad un primo esame.

E’ morto così Gianbattista Zambelli, 47 anni ancora da compiere, nelle acque del Degnone che scorrono accanto alla Provinciale che da Vestone sale verso la Pertica Bassa.
Abitava al civico 1 di via Levrange, che è anche una frazione della Pertica.
La disgrazia, assurda per la dinamica e per la gravità dell'epologo, è accaduta nella notte fra sabato e domenica.

I primi ad accorgersi che era successo qualche cosa sono stati due ragazzi, anche loro di Levrange, anche loro a quell’ora stavano tornando a casa.
Poche anime in paese, per questo hanno riconosciuto subito la Citroen Saxo parcheggiata nel piccolo piazzale appena prima della centrale idroelettrica. Lì siamo ancora in territorio vestonese.

Non erano ancora le due di notte
, l’auto era ferma col motore in moto e i fari accesi, ma attorno non c’era nessuno. Solo apparentemente.
Gianni, così lo chiamavano tutti, dopo essere caduto nel canale che esce dalla centrale era rotolato nella corrente fin sul greto del Degnone.
Guardando meglio con una torcia elettrica i due ragazzi l’hanno individuato e già non dava segni di vita.

Hanno chiamato il 118.
Sul posto sono intervenuti i volontari da Vestone e la medicalizzata. Gianni è stato issato dalla scarpata fin sulla strada e i soccorritori non si sono risparmiati nelle operazioni di rianimazione, ma tutto è stato inutile.

Dell’incidente se ne sono occupati anche i carabinieri, quelli dei Vestone insieme ai colleghi di Salò e al capitano Luigi Lubello.
I militari avrebbero escluso il coinvolgimento di terze persone, ritrovando anche nelle condizioni dell’abbigliamento elementi certi che indicavano il motivo per cui l’uomo si era fermato sul ciglio della strada.

La salma è stata ricomposta all’obitorio dell’ospedale di Gavardo a disposizione delle autorità, in attesa del nulla osta per la sepoltura.
L’eco della disgrazia è rimbalzato ieri mattina fra le frazioni della Pertica, dove tutti quanti conoscevano Gianbattista. Non aveva figli.
Lascia nello sconforto la compagna Dana, che di mestiere fa l’edicolante a Preseglie.

Gianbattista Zambelli, un tempo artigiano contoterzista insieme al padre, con laboratorio in paese a Levrange, da qualche tempo lavorava alla Pasini Metal’s di Sabbio Chiese.
Da queste parti la crisi ha colpito duro e il piccolo artigianato del comparto maniglierie è praticamente scomparso.
Nella notte fra sabato e domenica stava facendo rientro a casa proprio dopo una cena coi colleghi di lavoro. 

Stava male
.
Una giovane donna di Pertica Bassa, che poco prima dell’una di notte stava facendo rientro a casa dopo aver festeggiato il sabato sera, avrebbe riferito di aver visto la Citroen Saxò di Gianbattista Zambelli ferma poco dopo l’abitato di Vestone, a meno di un chilometro dal luogo della caduta nel torrente.
Questo farebbe pensare che l’uomo stava già male e che possa essere caduto più per un malore che per una svista.


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