Settimana corta, ma scherziamo?
di Patrick Doniselli

Sull'ipotesi avanzata dalla Provincia di distribuire l'orario scolastico su cinque giorni settimanali, ci scrive Patrick Doniselli, studente all'Itis di Vobarno. La minaccia dell'occupazione



Da tempo ormai aleggia per le scuole la voce di “fare” la settimana corta per gli anni scolastici a venire.

Le scuole, sulla difensiva, ricordano che tale progetto, proposta, obbligo non dipende da loro, ne tantomeno la realizzazione di tale idea, perchè a deciderlo è una “circolare” emanata dalla Provincia alla quale ogni istituto scolastico deve sottostare senza ribattere.
Proposta ideata ed ormai obbligata dall’assessorato all’istruzione della Provincia di Brescia, con lo scopo di base di risparmiare in riscaldamento, togliendo un giorno di fornitura.

Idea non errata, guardando le stime di risparmio effettuate
, se non fosse che per tale proposta obbligata non si è praticamene tenuto conto del parere di chi della scuola ne fa la sua vita, docenti, studenti e  personale ATA.

Forse un piano di studi di questo tipo può essere adottato, come in alcuni casi è già stato fatto, su un già pesante Liceo (28 ore settimanali), con qualche difficoltà soprattutto pensando alla mancanza di tempo per lo studio a casa.

Certo è impossibile per gli istituti tecnici che di ore settimanali ne fanno 32 e si troverebbero a dover affrontare maggiori problematiche tecniche e pratiche.
Qui le cose si complicherebbero assai, perché vi sono già giorni in cui si fanno sei ore con piccole pause, e pensando che tali ore debbano aumentare a 7/8, la settimana corta diventa davvero insopportabile.

Per di più la proposta avanzata vorrebbe una settimana corta con rientri pomeridiani
(come alle elementari, scherziamo!!?) con orari di rientro assai pesanti e tardivi.
Si pensi ai ragazzi che dall’alta valle (vedi Bagolino, Ponte Caffaro e paesi limitrofi) vengono a scuola a Salò, Vobarno… e che già devono sopportare due ore di viaggio.
Fra lezioni, compiti e ore di studio, attività extrascolastiche già ridotte al lumicino... C'è da uscirne pazzi.

In tutti gli istituti della Provincia, circa il 90% di studenti, genitori, docenti grida il proprio NO alla settimana corta; e quindi perché obbligare coloro che sono la scuola a fare una cosa che non vogliono per fingere di risparmiare?

Fingere, perché se è vero ciò che è stato detto da dirigenti e docenti informati sul fatto, il riscaldamento verrà chiuso il venerdì sera, presupponendo un risparmio, che temperatura sarà presente nelle scuole il lunedì mattina??

Chiudo con un avviso alla Provincia o a chi sia l’ideatore di questa insana proposta, L’ITIS di Vobarno e con lei altre scuole, compresa la sede del Perlasca di Idro, non vogliono la settimana corta, non l’accettano.
Genitori e studenti di Vobarno (son quasi certo appoggiati da molti docenti), mettono in guardia, OCCUPAZIONE!!

Patrick Doniselli - studente all'Itis di Vobarno

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