Vestone chiede una «pausa di riflessione»
Il Consiglio comunale di Vestone sospende la convenzione con l'Ato: «Ci siamo visti spogliare del nostro acquedotto senza ricavarne alcun beneficio» afferma il sindaco Emanuele Corli.

Il consiglio comunale di Vestone esprime un forte «no» all’Ato. «Ci siamo visti spogliare del nostro acquedotto - spiega il sindaco Emanuele Corli - senza ricavarne alcun beneficio. Anzi, le bollette dell’acqua dal 2008 aumenteranno in media del 25% per ogni cittadino. Inoltre dobbiamo partecipare agli oneri collettivi dell’intero Ato per gli acquedotti di quei Comuni dove non c’è stata alcuna attenzione, ed ora sono disastrati. Oltre al danno, la beffa?».
La delibera di sospendere l’approvazione della «convenzione per la costituzione del Consorzio tra gli enti locali ricompresi nell’Ato della provincia di Brescia» è stata approvata con l’astensione della minoranza.

«All’inizio era prevista una indennità nei confronti dei Comuni più efficienti - ricorda Corli -. Ma ora chi in passato ha investito sul proprio acquedotto non riceverà nulla».
Vestone chiede di ristabilire il «premio» per chi ha un acquedotto moderno, ma chiede anche una riflessione sulle tariffe: «Non solo sugli aumenti, quantificati nel 25% medio, ma anche, ad esempio, sulle acque delle fontane pubbliche, per le quali Asm, braccio dell’Ato in Vallesabbia, chiede il pagamento del canone: spesso le fontane attingono direttamente dalla sorgente, e quindi per il gestore non c’è alcun costo di gestione. Perché pagare?».

Altra riflessione sollecitata dal sindaco è sull’improvvisa accelerazione dei tempi di cambiamento: «La legge Galli è del ’94. Perché quest’improvvisa accelerazione dal 2004?». Corli fa anche rilevare come la Convenzione stessa sia in contrasto con lo schema tipo predisposto dalla Regione: «Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio non viene nominato ex novo, come sarebbe logico, ma viene fatto invece coincidere col preesistente Comitato ristretto; e presidente dell’Assemblea viene nominato il presidente della Provincia, anziché provvedere ad una logica elezione; poi, si disattende l’obbligo di separazione della gestione delle reti dall’attività di erogazione del servizio; infine si attua una diversa determinazione del sistema tariffario. Riteniamo che le discrepanze tra la Convenzione tipo regionale e quella approvata dall’Autorità dell’Ato di Brescia siano sostanziali».
L’approvazione della Convenzione viene dunque sospesa, e viene interpellata con urgenza la Regione: «Del resto lo stesso Governo afferma la natura pubblica del servizio idrico italiano. Dunque, com’è possibile privatizzarlo?».

M.PAS. da Bresciaoggi
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