Dopo i paradossi ecco le similitudini
di Kyselak

In merito alla questione del lago, in molti hanno storto il naso lamentando una eccessiva partigianeria della stampa locale e della blogosfera, il così detto citizen journalism

... ignorando la circostanza che, solo dall’analisi di tutte le opinioni si può provare a chiudere il puzzle formato da minuscole tessere di cui, in alcuni casi, si ignora l’esistenza.

Dobbiamo tener presente che ci sono diverse fattispecie di “articoli di parte”.

C’è chi esprime la propria opinione con grado di soggettività tale da non poter essere condiviso dalla maggioranza dei lettori.

Ci sono protagonisti delle vicende politico-amministrative del lago che fanno una disamina parziale del proprio operato, tralasciando quegli aspetti che possono urtare la suscettibilità dell’opinione pubblica.

Ci sono altri ancora che lanciano gravi accuse sul modo di affrontare le varie problematiche ignorando il fatto che loro stessi hanno avuto in passato o stanno avendo nel presente un analogo approccio alle tematiche.

Infine ci sono altri che, arringando la folla con veri e propri proclami, attuano un discutibile processo di formazione del consenso atto solo a garantire la propria legittimità democratica a scapito della verità, accrescendo in tal modo divisioni sociali, frustrazioni e veleni.

Negli ultimi tempi sono stati versati fiumi di inchiostro e lanciate invettive di ogni sorta, molte delle quali, come una sorta di malefico boomerang, sono tornate al mittente in men che se ne dica.
Non voglio certo ripetermi ad elencare, ancora una volta, le contraddizioni in cui sono caduti coloro che hanno lanciato accuse ai predecessori.

Non si può però soprassedere all’imputazione di colpa rivolta sistematicamente alla ex Sindaca Salvaterra, ovvero quella di aver venduto il lago in cambio di € 10.250.000,00 euro da ripartire tra i Comuni di Anfo, Bagolino, Idro e Lavenone.
Infatti uno dei primi provvedimenti adottati dalla Giunta Nabaffa nel quinquennio 2009/2014 è stato quello di revocare la deliberazione della Giunta Salvaterra n. 51 del 25/05/2009 con la quale veniva approvato il Protocollo d’Intesa per la ripartizione del contributo regionale risarcitorio, adducendo come motivo il difetto di competenza e la mancanza di condivisione dei contenuti sul piano del merito.

Non dimentichiamo che una delle prime richieste di modifica dell’Accordo di Programma
avanzate dall’Amministrazione Nabaffa, verteva sulla diversa ripartizione del contributo assegnato che, udite bene, prevedesse per il Comune di Idro una quota di oltre sei milioni di euro rispetto ai due milioni e seicentomila euro previsti dal citato Protocollo d’Intesa.
In poche parole viene mossa ai predecessori l’accusa di aver venduto il lago e nello stesso tempo si mercanteggia reclamando una quota di contributo superiore al doppio di quella concordata in sede di Protocollo d’Intesa.
A scanso di equivoci ritengo le istanze della Giunta Nabaffa legittime nel merito, se non fosse per le inique colpe addebitate agli avversari politici.

Ritorniamo però alle ultime vicissitudini, interrogazioni consiliari, dichiarazioni di ex sindaci e amministratori e via dicendo.
L’Accordo di Programma è stato voluto, promosso e sottoscritto come strumento per governare le opere anziché promuoverle e subirle”.
Le opere erano state decise dalla Regione Lombardia, in particolare dopo che il Registro Italiano Dighe aveva dichiarato inagibile la galleria in sponda destra”.
Abbiamo ritenuto preferibile raggiungere un accordo con la Regione, piuttosto che perdere tutto ciò che avevamo conquistato in favore del lago”.
Queste sono frasi apparse sul blog e su pieghevoli di propaganda elettorale a sostegno dell’operato della ex sindaca Salvaterra.
Spero che l’estrapolazione non abbia alterato i contesti generali.

Di rimando, abbiamo sentito frasi del tipo: “Inutile chiedere cosa intendiamo fare oggi, perché in realtà la Regione non ci viene ad imporre nulla, viene a fare ciò che voi avete condiviso con la firma dell’Accordo di Programma del 2008”.

Da queste dichiarazioni emerge inconfutabilmente come i due contendenti, l’un contro l’altro armato, esprimano gli stessi concetti.
Gli ex amministratori asseriscono di essere stati messi con le spalle al muro, prima, dal Registro Italiano Dighe e poi dalla Regione.
Gli amministratori tutt’ora in carica affermano di essere stati inchiodati alla parete dalla firma dell’Accordo di Programma e dalla Regione che non accetta alcuna loro rivendicazione.
Anche con l’approvazione del Piano di Governo del Territorio e della variante generale allo stesso, si ravvisano analogie comportamentali e stessi modi di interagire.

Innanzi tutto si ravvisa la priorità che entrambe le compagini hanno riservato allo strumento urbanistico rispetto alle problematiche del lago.
Gli ex amministratori addirittura preferirono affrontare questi aspetti da soli, in tutta fretta come se qualcosa dovesse bollire in pentola e senza il coordinamento della Comunità Montana, con il risultato di aver speso in media almeno dieci volte di più degli altri Comuni dell’alta Valle Sabbia.

Essendo in queste faccende affaccendati, rinunciarono al fatto che il Comune di Idro fosse, per ragioni storiche e territoriali, l’Ente capofila del Protocollo d’Intesa. Ricordo che le sponde del lago insistono per 14 Km su 23 sul territorio del Comune di Idro.
Dell’attuale situazione di stallo inerente la variante generale al Piano di Governo del Territorio, tralascerei volentieri di parlarne essendo stato, l’argomento, già oggetto di diversi interventi sul blog.

Mi sono sempre chiesto, invece, se i sottoscrittori dell’Accordo di Programma del 2008 abbiano dato una versione completa e circostanziata di come sono andate le vicende antecedenti la firma o abbiano tralasciato alcuni aspetti non secondari della disputa.
Io sono sempre più convinto che l’excursus storico presentato dai protagonisti nasconda ancora qualche aspetto fondamentale. E’ una opinione strettamente personale, sia chiaro.
Se poi qualcuno dei protagonisti della storia del lago volesse vuotare il sacco e smentirmi con dati alla mano, non avrei problemi a rimangiarmi queste parole, sicuro comunque di non fare indigestione.

Dobbiamo però fare due passi indietro, o anche tre, e riportarci al 18/09/2007 allorquando venne adottata dal Consiglio comunale (sindaca Salvaterra) ed all’unanimità dei Consiglieri presenti e votanti, la deliberazione consiliare n. 37 avente per oggetto: “Opposizione e diniego alla proposta della “terza galleria”.
Viene espressa “la più ferma opposizione a che venga realizzata una terza galleria che valga a consentire un ulteriore prelievo di acqua dal lago d’Idro” e constatato che “la realizzazione di detta terza galleria si tradurrebbe in un ulteriore, notevole, inquietante ed aggiuntivo prelievo d’acqua a danno del lago già soggetto in un recente passato a persistenti crisi di carenza idrica con sconquassi disastrosi dal punto di vista ambientale”.
Parole forti dunque che non danno adito a diverse interpretazioni. Un NO incondizionato, un’opposizione di fondo alla realizzazione della terza galleria.

Tale deliberazione è stata poi trasmessa a diverse istituzioni: Regione Lombardia, Consorzio del Chiese, Ministero dell’Ambiente, Corpo Forestale dello Stato, Procura della Repubblica, Carabinieri, Comunità Montana di Valle Sabbia, Sindaci del lago e Commissione Europea.
Nella lettera accompagnatoria, peraltro molto circostanziata, veniva evidenziato il fatto che “la Regione non volesse adottare, malgrado i ripetuti inviti del Comune di Idro, un regolamento “regola” per garantire il mantenimento di un livello nella misura invocata dai Comuni rivieraschi, a prescindere dalle vicende legate ai prelievi di acqua da parte di chicchessia”.

Da notare il fatto che diverse argomentazioni riportate nella premesse dell’atto deliberativo sono state in seguito riproposte nei vari ricorsi promossi dalla nuova Amministrazione comunale di Idro contro il progetto definitivo e contro il pronunciamento della Conferenza dei Servizi.

Nel periodo di tempo appena precedente l’adozione di questa deliberazione consiliare, la Regione Lombardia aveva già predisposto un preliminare o quantomeno uno studio di fattibilità e si sentiva perciò autorizzata a realizzare indagini, carotaggi e trivellazioni peraltro particolarmente invasive e nell’ordine di diverse decine di metri di profondità e con movimentazione di parecchi m3 di materiale di risulta dagli scavi.
Con motivata ordinanza sindacale, l’Amministrazione comunale dispose la sospensione di tutte queste operazioni conseguenti ad indagini geognostiche e geofisiche

Invece, il pronunciamento del Registro Italiano Dighe
in merito alla instabilità della Galleria degli Agricoltori e della paleo frana, invocato impropriamente come una delle cause che portarono alla sottoscrizione dell’Accordo, era risalente ad alcuni anni prima.
Riepilogando, deliberazione del Consiglio Comunale n. 37 del 18 settembre 2007 “che si fa fatica a fraintendere”.
Ma quanto è durata questa precisa e ferma presa di posizione dell’Amministrazione comunale di Idro?
Nemmeno da Natale a Santo Stefano.
Cresce il mal di pancia, le certezze cominciano a vacillare, i partner del lago intensificano i contatti con la Regione la quale mette sul piatto della bilancia diversi milioni per i risarcimenti (o spese compensative o che dir si voglia) e succede l’imponderabile.

La situazione è molto delicata. La sindaca Salvaterra è compressa in un infernale squeeze dalla Regione che vuole a tutti i costi le opere sia per la sicurezza sia per lo sfruttamento delle eridie acque a scopo idroelettrico (ognuno si può fare le proprie personalissime percentuali), dal sindaco di Bagolino che preme per avere i contributi risarcitori e dal rischio che, seguendo questa strada, sarebbe stata additata per sempre come la traditrice della fiducia dei propri cittadini.

Il rischio di poter perdere irrimediabilmente la fiducia dei propri cittadini lo ha ben presente anche il Comune di Anfo mentre tale eventualità non viene considerata dal Comune di Bagolino. Per quest’ultimo basta avere il placet da parte della delegazione di Ponte Caffaro presente in Consiglio e tutto sarebbe filato liscio come l’olio.
Le due opzioni erano entrambe ricche di insidie.
O un muro contro muro contro la Regione e contro le Amministrazioni rivierasche ormai schierate (o quasi), ma con il sostegno di gran parte della popolazione, oppure accettare la contropartita della Regione e sedersi al tavolo delle trattative, con il problema, di non poco conto, di dover spiegare alla minoranza consiliare e all’opinione pubblica questo repentino cambio di rotta.
Operazione questa molto difficile se non impossibile se si considera i rapporti con la parte estremista dell’associazionismo locale e ambientale.

E’ stata scelta la strada democratica del dialogo, ma con la consapevolezza (questa è un’altra mia personalissima opinione) di poter ottenere in cambio i contributi risarcitori e poco altro.

E’ stato come assistere alla prima rappresentazione di un’opera lirica.
La Boheme raffigurata dal lago d’Idro, Giacomo Puccini dalla Regione Lombardia, il maestro Arturo Toscanini dall’allora sindaco di Bagolino, i primi violini gli altri sindaci firmatari e la delegazione di Ponte Caffaro.
La gente del lago, entrata dalla porta di servizio riservata ai popolani, relegata agli ultimi posti del teatro con visualizzazione parziale del dramma che si stava consumando.

La vicenda, come sappiamo ha avuto sviluppi ancora più complessi nel senso che non sono stati ottenuti nemmeno i contributi compensativi, seppur per altrui scelte politiche, e che ci furono errori di comunicazione con la cittadinanza di non poco conto.
Un maldestro tentativo di indizione di un Referendum popolare due mesi dopo aver deliberato all’unanimità il No alle opere, una tardiva assemblea pubblica, una lettera alle famiglie a sottoscrizione dell’Accordo già avvenuta, l’insensibilità agli appelli di diversi cittadini al fine, quanto meno, di rinviare la firma, sono la prova tangibile di questi errori di comunicazione.

Con onestà intellettuale gli allora protagonisti hanno pubblicamente ammesso questa circostanza.
Gli attuali amministratori, invece, forti del consenso popolare, vanno avanti per la loro strada, addebitando ogni colpa ai predecessori.
Non potrebbe essere altrimenti in un contesto politico fatto di reciproche accuse e ripicche.
Speriamo che, magari a distanza di qualche anno, possano ammettere anche loro di avere commesso qualche errore, ammesso che abbiano l’umiltà di riconoscerlo.

Ho consapevolmente messo tra i protagonisti principali della vicenda il Comune di Bagolino se non altro per la posizione prioritaria assunta all’interno del Protocollo d’Intesa per la ripartizione dei contributi.
Ho parlato di contributi risarcitori o compensativi, (comunque destinati ad opere di valorizzazione), perché in tale modo sono stati identificati dai funzionari della Regione e dai Sindaci presenti all’Assemblea pubblica del luglio 2008 indetta appunto per comunicare l’apertura dell’Accordo di Programma.

E’ chiaro che le vicende che si sono susseguite nei dieci/undici mesi successivi alla data dell’adozione della deliberazione di opposizione alla realizzazione della terza galleria (18 settembre 2007) alla data della firma dell’Accordo di Programma (05 agosto 2008) abbisognano di approfondimento soprattutto da parte di chi quelle vicende le ha vissute da vicino e sulla propria pelle.

Ho cercato solo di dare un input a ciò.

Kyselak


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