Tibet, la solidarietà di Vestone
di Claudio Cardelli

Il 13 febbraio ricorre il 102° anniversario della proclamazione di indipendenza del Tibet da parte del tredicesimo Dalai Lama


Tibet chiama e Vestone risponde, con tutta la sensibilità di stampo leghista, ma non solo quella, che il sindaco Giovanni Zambelli intende offrire ai popoli che chiedono di autodeterminarsi.
Così, già nei giorni scorsi, la bandiera tibetana ha preso a sventolare su piazza Garibaldi e lo farà ancora per qualche giorno.

«Un atto di grande coraggio che l’intera nazione tibetana saprà apprezzare» ha commentato Maurizio Genovese (Tigre), esponente locale dell’associazione Italia Tibet.

Ma qual è la situazione in Tibet.

Ce lo spiega Claudio Cardelli, che dell’Associazione Italia Tibet è il presidente.
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Disse 102 anni fa il Dalai Lama: «Noi [Thubten Gyatso XIII Dalai Lama] siamo parimenti riusciti a tornare nel Nostro sacro e legittimo paese, e stiamo ora procedendo ad espellere le residue truppe cinesi da Do-Kham nel Tibet orientale. L'intenzione cinese di colonizzare il Tibet per mezzo della relazione sacerdote-protettore è adesso svanita come un arcobaleno nel cielo».

E ancora: «Siamo una nazione piccola, religiosa ed indipendente. Per adeguarci al resto del mondo dobbiamo difendere il nostro paese. Ognuno dovrà lavorare duramente per salvaguardare e mantenere la nostra indipendenza».

La situazione in Tibet è stagnante e drammatica.

Le posizioni sulla questione sono inconciliabili. Da un lato la Cina afferma di vantare da sempre una sovranità sul Tibet sulla base di vicende storiche che anche dal punto di vista giuridico sono molto discutibili.
Per fare un paragone, con il loro ragionamento, ammesso che fosse vero che in passato il Tibet avesse fatto parte della Cina, Austriaci, Francesi, Spagnoli potrebbero invadere e occupare l’Italia. Oppure l’Italia, basandosi sull’estensione dell’Impero Romano potrebbe occupare mezza Europa.

In realtà nel 1950 quando il Tibet è stato invaso dall’esercito di Mao, era un paese che vantava una totale indipendenza da quasi mezzo secolo (13 febbraio del 1913 dichiarazione di indipendenza del XII Dalai Lama) Inoltre nei due secoli precedenti il Tibet era certo nella sfera di influenza della dinastia ‘Ching (Manciù, si badi bene, e non Han), ma in una relazione di suzerainty (si verifica quando una regione o persone è tributario di un'entità più potente che controlla i suoi affari esteri, consentendo lo stato tributario vassallo qualche limitata autonomia nazionale.

La suzerainty è termine inizialmente utilizzato per descrivere la relazione tra l'Impero Ottomano e le regioni limitrofe.
Anche se si tratta di un concetto che esiste in una serie di imperi storici, è un concetto che è molto difficile da descrivere con le teorie del 20° o del 21° secolo del diritto internazionale, in cui la sovranità o c'è o non c’è.

Mentre una nazione sovrana può accettare in seguito ad un trattato di diventare un protettorato di un potere più forte, il moderno diritto internazionale non riconosce alcun modo la possibilità di generare questo rapporto obbligatorio facendo leva sulla potenza nei confronti del più debole).

Di fatto il Tibet anche come protettorato Manciù gestiva i suoi affari interni in totale autonomia.
“Anche la Libia era un protettorato italiano ma nessuno oggi (in Italia) pensa di invadere la Libia…“(F.Maraini)

Va anche detto che all’inizio della sua storia a noi pervenuta (XIII e IX sec) il Tibet era un impero che arrivava alle porte della capitale.
Più tardi con il formarsi della società monastica e con l’affermarsi del potere temporale dei lama di Sakya il Tibet era, come la Cina, un protettorato dell’Impero Mongolo e la relazione tra i Lama Sakya prima e Gelugpa dopo e i Khan Mongoli era quella denominata Cho yon (protettore e consigliere spirituale)

A seguito di queste annessioni, l'attuale Cina rivendica il Tibet, proclamandone la legittimità dell'annessione.
Alcune critiche rivolte alla Cina replicano che la successiva dinastia Ming cinese dal 1368 a 1644 non ha niente a che fare con i mongoli e sarebbe quindi come se l'India rivendicasse diritti nei confronti della Birmania (chiamata attualmente Myanmar dalla giunta militare al potere) in quanto in passato appartenente all'India britannica.
Quando i mongoli acquisirono la sovranità sul Tibet non avevano ancora completato la conquista della Cina.

Dunque si può affermare che le pretese storiche della Cina sono solo fiacchi pretesti per giustificare quella che è invece una vera e propria brutale colonizzazione di stampo ottocentesco di un paese sovrano.

Si può dire che l’abolizione delle colonie, sancita sin dalla nascita delle nazioni Unite, non è stata valida per la Cina nei confronti del Tibet.
Infine va detto che l’atteggiamento mentale dei cinesi, tutti quanti in sostanza, nei confronti dei tibetani è quello di portatori di civiltà, benessere e addirittura di diritti umani considerando di averli “liberati” da un regime feudale schiavista etc. Il risultato di questo “benessere e civiltà” sono 140 suicidi con il fuoco da parte di tibetani, per lo più giovani o adolescenti, per protestare contro la presenza cinese a casa loro.

Claudio Cardelli

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