Odolesi, non casalesi
Non sono responsabili e per questo vanno assolti. Dieci anni dopo l'inchiesta che aveva portato anche al sequestro del loro stabilimento e al blocco per alcuni giorni della produzione


Il pm Claudio Pinto ha chiesto l'assoluzione per Giovanni Battista e Ruggero Brunori, padre e figlio, ai vertici della Ferriera Valsabbia di Odolo.
Erano stati coinvolti in un'inchiesta della Procura napoletana, poi passata sul tavolo dei colleghi di Brescia, per un traffico di rifiuti tra la Campania e la Lombardia.

Nel lungo elenco dei coinvolti, oltre ai nomi bresciani, c'erano anche i manager di un'azienda di Frattaminore (Napoli) e di un'altra di Caserta. Quest'ultima provvedeva al trasporto del materiale considerato pericoloso.
Nel mirino dei magistrati erano infatti finiti i viaggi di alcuni Tir che per la Dda partenopea erano pieni di rottami non trattati.

Secondo gli atti di inchiesta i rifiuti venivano caricati sui mezzi della Trasporti Italia di Caserta per poi finire al macinature della Siderurgica di San Giorgio di Nogaro. La parte ferrosa era invece spedita sul territorio bresciano: alla Ferriera Valsabbia di Odolo, mentre il residuo non metallico, conferito alla discarica Faeco di Bedizzole.

Diciotto gli imputati finiti a processo iniziato nel 2011
a Napoli e poi spostato a Brescia per competenza territoriale. Uno degli imputali nel frattempo è morto; già coinvolto in inchieste sul traffico di rifiuti era considerato vicino al clan dei casalesi.
Ieri, davanti alla Prima sezione penale della Corte d'Assise, il pm Claudio Pinto ha chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto per Giovanni Battista e Ruggero Brunori, Tiziano Comelli, Adriano Linzi e Adriano Lualdi.
Chieste invece le condanne per Francesco Giordano (3 anni). Angelo Giordano (2 anni), Mariano e Gaspare Giordano (1 anno) e per Michele Campanile (8 mesi).

Molti dei reati contestati all'inizio dell'inchiesta, i fatti vanno dal 2004 al 2008, sono ormai prescritti.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 12 marzo, quando è attesa anche la sentenza.

.fonte: Giornale di Brescia
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