Alcune precisazioni
Ritengo doverose alcune precisazioni in merito all’articolo da voi riportato, essendo stato a sproposito tirato in ballo

Egregio Sig. Direttore,
ritengo doverose alcune precisazioni in merito all’articolo del 24 gennaio 2015 a firma di Mila Rovatti, essendo stato a sproposito tirato in ballo.
Il soggetto sottinteso di quel “qualcuno che in passato ha avuto un ruolo determinante in questa vicenda..” è il sottoscritto. Quanto alla ritenuta ammissione: «Forse abbiamo sbagliato», riferita agli eventi e in particolare al noto accordo sottoscritto dai Sindaci del lago nel 2008 (Adp), smentisco categoricamente la ricostruzione così riportata.
E’ forse utile chiarire il contesto.
L’assessore Zecchi, invece di rispondere all’interrogazione della minoranza sull’avvio delle nuove opere esponendo operato e intendimenti dell’amministrazione Nabaffa, si è lanciato in una requisitoria faziosa e al vetriolo, durata più di mezz’ora, contro l’operato dell’amministrazione Salvaterra. La tesi sottesa era però alquanto semplice e tutto sommato scontata: attribuire all’Adp, e agli amministratori di allora, la responsabilità dell’avvio delle nuove opere. L’Adp – si è falsamente sostenuto – è la causa delle opere. Per tutte le conseguenze che verranno dovete prendervela con Salvaterra e compagni.    
E’ così che ho esternato il mio vivo disappunto, invitando Zecchi ad un pubblico confronto per poter offrire anche la mia versione dei fatti.
Purtroppo l’interessato non ha raccolto l’invito. E a quel punto ho quindi dovuto chiarire che nella realtà le opere erano state decise dalla Regione, in particolare dopo che il Registro Italiano Dighe aveva dichiarato inagibile la galleria in sponda destra.
Pertanto, l’Adp è stato voluto, promosso e sottoscritto come strumento per governare le opere anziché limitarsi a subirle. Per continuare ad essere padroni in casa nostra. Non a caso conteneva precisi vincoli – non presenti nel progetto preliminare – a tutela del deflusso minimo vitale, oltre che un piano di azioni per risolvere in chiave sistematica tutte le criticità riguardanti il lago.
Era un punto di partenza e non di arrivo.
L’amministrazione Salvalterra, assieme agli altri sindaci, si sono assunti il gravoso onere di quella scelta, maturata in un contesto ostile, soprattutto a causa di un clima intimidatorio e violento alimentato dalla frange più estremista del movimento ambientalista.
Ripercorrendo quei passaggi, ho dunque ricordato la grave responsabilità che tocca agli amministratori: quella comunque di dovere decidere, anche a costo di andare a volte – purtroppo dolorosamente –  controcorrente e il sentire comune. Certamente sarebbe stato per noi molto più comodo e semplice continuare ad alimentare la suggestiva illusione che le opere non si sarebbero fatte piuttosto che scoperchiare la scomoda realtà che i più non volevano sentire e accettare.        
Ma un pubblico amministratore responsabile non può fingere che i problemi non esistono. E alla fine deve decidere, facendo i conti con la propria coscienza, dove alla fine, in politica come nella vita, non si è mai fino in fondo sicuri di fare la scelta giusta. Ed è qui, nel contesto di una riflessione che ha toccato la drammatica scelta che incombeva in quel momento, che ho evocato l’espressione “forse sbagliando”, riferendomi però alla comunicazione che ne è seguita nei confronti della cittadinanza.
Ma la nostra giornalista modificando la frase in “forse abbiamo sbagliato” e cambiando il complemento oggetto con l’Adp, ne ha completamento stravolto senso e significato.
A chiarimento di ogni equivoco, ribadisco quindi tutta la lungimiranza e la fecondità insiste nell’Adp del 2008. D’altra parte, a confutazione della faziosa ricostruzione fornita da Zecchi, è provato che la stessa amministrazione Nabaffa quando le torna utile ne tesse le lodi.        
Prima di chiudere un’ultima riflessione.
Idro e la Valle stanno vivendo una fase molto delicata e complessa che dovrebbe essere raccontata facendo il possibile per dare conto della varietà del dibattito e delle opzioni in campo.
Si tratta di compiere uno sforzo di obiettività che è forse innaturale richiedere a Mila Rovatti, essendo notorio non solo il suo ripetuto schierarsi nei confronti dell’Amministrazione Nabaffa, ma anche la sua pubblica avversione – ahimè documentata – verso Salvaterra e compagni.
Mi appello pertanto al suo dovere deontologico, sperando che non me ne voglia, perché trovi altro di che occuparsi.
Sia infatti chiaro che lo scontro in atto non può essere ricondotto al semplicistico schema tra favorevoli e contrari. La questione è ben più complessa. Coinvolge il senso di una direzione e di una strategia perché si tratta di decidere se subirle – le opere – ovvero  provare a governale, continuando ad essere padroni in casa propria.

Giuliano Rizzardi      
zLettere.jpg