Chiusura in grande stile per il Mei di Faenza
di Davide Vedovelli

Si č concluso domenica sera con il concerto della “cantantessa” Carmen Consoli il Mei di Faenza, il Meeting delle etichette indipendenti, uno tra gli appuntamenti piů importanti per la produzione discografica indipendente.

Si è concluso domenica sera con il concerto della “cantantessa” Carmen Consoli il Mei di Faenza.

Il Mei (Meeting delle etichette indipendenti) è uno tra gli appuntamenti più importanti per la produzione discografica indipendente. Si sono radunate sotto i padiglioni moltissime realtà musicali che non fanno parte dei grandi circuiti musicali internazionali.

Numeroso ed eterogeneo il pubblico che ha raggiunto la cittadina romagnola: addetti ai lavori, musicisti ma anche semplici curiosi ed appassionati di musica.

Oltre alla possibilità di venire a conoscenza di questo mondo a volte sommerso c’era la possibilità di ascoltare numerossimi concerti. Sono stati allestiti 5 palcoscenici su cui si sono alternati gruppi musicali noti e meno noti in una lunga maratona di musica. L’ascolto non sempre è stato facile, causa la vicinanza tra i palcoscenici e quindi prevaleva sugli altri il gruppo che, come si dice in gergo, “spingeva di più”.

Abbiamo ritrovato facce a noi note, come gli amici del Club Tenco, Giovanni Block, gli Skiantos, e gruppi di cui non sapevamo l’esistenza ma che ci hanno affascinato. Nelle sale conferenze si sono alternate invece personalità che gravitano attorno al mondo della produzione indipendente, che cercavano di dare alcune dritte ai giovani che si stanno affacciando e cercano di farsi spazio in quest’universo.

Ogni etichetta aveva predisposto sul proprio tavolo uno scatolone dove i gruppi potevano lasciare i propri demo, cd autoprodotti o registrati autonomamente con la speranza di affascinare qualche produttore discografico e ricevere una telefonata che gli permetta di fare della propria passione una professione, sogno più che legittimo. Sognare è legittimo, ma bisogna anche restare ben ancorati a terra. Sono davvero tantissime le realtà musicali presenti sulla scena, ed i finanziamenti delle varie etichette a volte molti esigui. L’incentivo alla cultura in Italia non aiuta certo questo mondo a svilupparsi, e la mentalità ormai radicata della gratuità rischia di tagliare le gambe a moltissimi validi artisti. Mentre in altri paesi è normale e giusto pagare un biglietto per vedere uno spettacolo od assistere ad un concerto, sembra che da noi debba tutto essere gratuito, sembra che l’arte non abbia valore, o che la musica non sia considerate arte. Capita molte volte, bazzicando il mondo dello spettacolo come spettatore, di sentire persone lamentarsi per un biglietto di 10 euro per uno spettacolo dove magari suonano sul palco sei musicisti, e questo mi pare abbastanza ridicolo, considerando che magari non si lamentano se una partita di calcio acquistata sul digitale terrestre costa 7 euro. Quando si organizza una serata, uno spettacolo, un concerto in un paese medio piccolo come può essere Vobarno si è certi che con i biglietti non si riusciranno mai a coprire i costi che comprendono oltre al compenso dell’artista le spese per il service (impianto, luci ed audio), Siae, Epals, pubblicità dell’evento e tasse da detrarre all’incasso (circa il 35%).  Questo è un freno a tutto il mondo dell’arte, limitando di fatto le proposte sul territorio, fatta eccezione per le grandi città dove la logica del “tutto gratuito” non esiste più ed ogni evento ha un suo prezzo, ma chissà perché se uno stesso artista lo vediamo a Brescia pagando 15 euro va bene, se invece il medesimo artista viene proposto per esempio a Sabbio Chiese allo stesso prezzo ci sembra un’esagerazione e non ci andiamo.

Questa potrebbe essere una possibile spiegazione al perché molti bravi gruppi emergenti rischiano di restare “emergenti” per troppo tempo.

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