Il mio amico Tiziano Ratti
di Gianluigi Pelizzari

Tre fratelli di Bagolino, dopo essersi ben preparati con anni di studio e applicazione in val Gardena, aprono un laboratorio a Brescia, in una traversa di via Garibaldi...


Sanno trasformare un pezzo di legno in una Madonna, nel Cristo Crocefisso ma anche in un contadino che zappa la terra e trasporta la legna o in una sinuosa fanciulla che danza sospesa in aria.
Sono rappresentazioni, ma talmente vive che nel pensiero di chi le guarda il mezzo svanisce, cortocircuitato dalla complessità della realtà quando si manifesta attraverso i simboli che la raffigurano.

Un adolescente ha la madre che vive nei dintorni.
Lui torna a casa nei periodi vacanza della scuola, corti per la verità perché il collegio tiene più impegnati dei coetanei delle scuole pubbliche.
Quelli che lo frequentano non sono i più fortunati, alla loro famiglia manca almeno la metà degli affetti che ogni bambino dovrebbe ricevere.

E’ solare vispo e intelligente
e, come succede spesso a chi parte svantaggiato, mette subito in mostra le sue abilità espressive.
Gli incitamenti lo gratificano, cosi comincia a prestare attenzione a tutto quello che accende la sua immaginazione.
Gira per i vicoli del suo quartiere e si ferma spesso a guardare, attraverso i vetri, i tre fratelli creare forme che sanno diventare ciò che vogliono rappresentare.

Un giorno spinge la porta col cuore che batte più del solito
, ed entra dentro in quel luogo di creazione.
Si presenta con il suo bel viso ancora senza peli, racconta lo stupore per le meraviglie che i suoi occhi vedono da tempo.
Vito lo accoglie con un sorriso e lo ascolta prestandogli attenzione mentre continua, con colpi diretti e vigorosi, a liberare la figura imprigionata. Parlano per ore e ore. E cosi sarà nei giorni che seguiranno.

Insieme allo spazio che alimenta la sua immaginazione scopre, forse per la prima volta, il piacere di essere ascoltato, di essere accettato.
Trova una famiglia dove imparerà ad assaporare le bellezze lente e solenni della montagna con le sue valli colorate e i sui borghi scolpiti.

Nel grembo della bellezza ho trovato l'abbraccio per avere sicurezza.
L'ambiente e il paesaggio del paese dove troverò gli spazi che mi piacerà abitare, dove formerò la mia famiglia; la bellezza del suo borgo e della montagna che lo sovrasta, la gente che lo abita, le tradizioni che alimentano i giorni del viverci dentro, hanno catturato la mia attenzione fin già dalla prima volta che sono passato di qui.

Ho cercato con impegno di dare il meglio che potevo dare, perché questi luoghi mantenessero l'incanto che i miei occhi hanno incontrato il primo giorno che ci siamo visti. Nelle mie opere ho messo il colore di questa terra, le ho riempite della gente che la vive, facendo compagne le loro gioie e le loro paure con quelle che abitano i miei pensieri. E insieme abbiamo camminato.
Ho sempre creduto che la salvaguardia di questi luoghi non può essere svincolata dalla loro valorizzazione, e per questo mi sono impegnato con passione, dedicandovi tanta parte del mio tempo, del mio pensiero e delle mie energie….


Quasi un testamento, scritto poco tempo fa quando ancora progettava la vita, per viverla con il piacere leggero di essere sempre attento a non disturbare l’insetto che gli ronzava intorno e cercare di comprendere i problemi della globalizzazione.
Lui era docile e dolce, affamato di compagnia che lo tenesse in considerazione.
Non mi è difficile essere testimone della passione e dell’impegno che ha messo nell’occuparsi di come si possa e si debba vivere meglio nella nostra piccola comunità e, come me, tanti miei concittadini.   

Sembrava avere ancora molte energie mesi fa
quando era lanciato nell’organizzare eventi, nel voler pubblicare il suo ultimo scritto, nel continuare a rappresentare la vita che ha sempre amato, ma di fronte alla quale si è sempre sentito fragile.
Questa vita che proteggeva dentro conchiglie, presenti quasi ovunque nei sui quadri, e faceva generare da maternità femminili ma anche maschili. Invece, quasi a sua insaputa, il tormento oscuro e misterioso allentava le sue resistenze.
Rispondeva per rassicurarti, annuendo ai tuoi consigli, ma forse aveva gettato la spugna.

L’ho salutato per l’ultima volta lunedì mentre veniva riabbracciato dalla terra.
Accanto al suo ‘gemello’ Lino l’ho guardato fino all’ultimo, per meglio conservarne dentro il ricordo tra quelli più cari.

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