Un sistema policentrico per la Valle Sabbia
di Federico Ferroni

Quando la Valle Sabbia diventerà un unico Comune? Potrebbe essere questa la strada per uscire dalla marginalità che sta spingendo la nostra valle sempre più in periferia



I cittadini valsabbini, con caparbietà, stanno raccogliendo firme per salvare l’ambulanza medicalizzata. E’ un servizio essenziale perché è in gioco la vita delle persone. Il fatto che questo servizio sia minacciato non può che generare preoccupazione e incredulità: proprio questo dovete tagliare?
Ma rispondiamoci con sincerità: perché ci stanno “provando”? Perché ci vedono deboli e marginali. E le prospettive future non sono rosee...

Il processo di contenimento della spesa pubblica, la riforma delle province con il conseguente progressivo spostamento dei poteri decisionali da Brescia verso Milano, renderanno sempre più periferica e fragile la nostra posizione.
Questo perché la lotta tra i territori per accaparrarsi le ridotte risorse diventerà sempre più agguerrita e saranno i soggetti più forti, le nuove città metropolitane ed i grandi comuni, ad avere la meglio nei nostri confronti, con i nostri piccoli comuni.

Cos’hanno che noi non abbiamo?
Hanno, prima di tutto, un peso elettorale e una forza culturale che noi, attualmente, non abbiamo; hanno una macchina amministrativa che, fornendo servizi a centinaia di migliaia di persone, può, grazie alle economie di scala, aumentarne l’efficienza e ridurne i costi.
Hanno la possibilità di investire nella formazione del personale e nella qualità dei loro strumenti informatici.
Hanno la possibilità di avere personale adeguatamente formato che si occupa esclusivamente di reperire fondi.

Hanno, in sostanza, la possibilità di investire e accrescere la loro forza a discapito proprio della nostra, perché noi continueremo a pagare imposte alte per servizi e opere delle quali non beneficeremo e, per assurdo, le riduzioni di spesa su base regionale avverranno più facilmente da noi perché la nostra voce è talmente flebile e lontana che non disturba nessuno.

Prendiamo, per esempio, uno dei nostri comuni più rappresentativi, il comune di Vestone (4.468 abitanti): che peso potrà avere quando da solo, magari in competizione con il comune di Brescia (192.749 abitanti), dovrà chiedere un finanziamento a Milano?

Noi siamo un territorio morfologicamente e culturalmente omogeneo, ma istituzionalmente suddiviso in una pluralità di piccoli comuni e, quello che alla luce di quanto detto sopra può sembrare solo causa di debolezza, potrebbe diventare, invece, un punto di forza perché l’unione dei nostri piccoli comuni partirebbe proprio da una condizione di sostanziale omogeneità che ci consentirebbe di creare un forte sistema policentrico capace di valorizzare le diverse realtà comunali, componendole in un unico sistema.
Un sistema forte di un adeguato bacino d’utenza, in grado di promuovere le eccellenze evitando, al contempo, inutili doppioni.

Il processo istituzionale di unificazione
è, in realtà, già parzialmente avviato grazie alla presenza della comunità montana e al supporto di Secoval.
Si tratta, però, di scegliere se rimanere divisi e deboli o diventare un unico comune, con un peso elettorale consistente e con la capacità di assicurarci: qualità, modernità, massa critica, divenendo attrattivi verso persone e imprese.

Quali sono gli ostacoli?
Ovviamente sono diversi: sia tecnici che culturali. Ma, da più parti, si sente anche che il principale impedimento sarebbe il campanilismo che caratterizza, ad oggi e in misura determinante, il nostro modo di interpretare il territorio in cui viviamo.

Ma, a questo proposito, mi sembra giusto non confondere l’amore per il luogo in cui si cresce e si vive con il campanilismo.

Il primo, è un sentimento profondo condiviso da molti di noi.
Nel mondo contemporaneo, questo legame viene sminuito a vantaggio del cittadino globale, ossia di colui che, non avendo vincoli con persone o luoghi, può fluttuare nel mondo. Io credo, invece, che i rapporti con le persone e con i luoghi determinino in profondità ciò che siamo e  vanno pertanto curati e rispettati.
Perché il luogo in cui siamo cresciuti e in cui viviamo non è solo lo sfondo degli avvenimenti più importanti della nostra vita, ma è tutt’uno con essi e ha la stessa forza degli odori nel rendere immediato il ricordo consentendoci, emozionandoci, di vivere in contatto con noi stessi.

Il campanilismo, invece, non ha, secondo me, la stessa dignità e profondità dell’amore per il luogo in cui si vive perché il campanilismo è il movimento che compie colui che rinuncia a sé e sceglie di annullarsi in qualcosa che immagina più grande e più degno.
E’ colui che si inorgoglisce non di sé, ma di quello che realizzano le persone che vivono intorno a lui.

Se vogliamo, il campanilismo poteva essere un utile strumento interpretativo della propria esistenza per le persone che vivevano in Valle Sabbia 60 anni fa, quando l’intera vita delle persone aveva come unico orizzonte quello del proprio paese.
Ma gli sviluppi sociali verificatisi nel corso delle ultime due generazioni hanno, letteralmente, cancellato modalità di vita che sopravvivevano da secoli.
Non è più la terra in senso lato a dettare i tempi della nostra esistenza: quanti valsabbini vivono oggi di pastorizia, agricoltura o lavori affini? Quanti sono privi di automobile, televisione, computer, internet ecc.? Quanti vivono la loro vita esclusivamente all’interno del proprio paese?

Altri territori, anche molto vicini a noi, hanno già compreso che non possiamo permetterci di organizzare il nostro presente e pianificare il nostro futuro sulla base di categorie che non hanno più aderenza con la vita che conduciamo oggi.
Proprio perché il territorio in cui viviamo è estremamente importante, sarebbe più lungimirante trovare il coraggio di organizzarci in modo nuovo perché solo attraverso nuove modalità organizzative potremo garantirci un futuro. Ritardare o, peggio, rinviare questo processo potrebbe essere fatale per la nostra comunità.

Se immaginiamo
che non solo il comune nel quale viviamo è nostro, ma che tutta la Valle Sabbia ci appartiene, con tutte le sue bellezze e, soprattutto, con tutte le sue potenzialità, noi saremo molto più ricchi, non solo di beni, ma soprattutto di futuro.
Abitanti in Valle Sabbia al 31.12.2011 - 66.493

Federico Ferroni


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