Obiettivo 4 mila firme
di Redazione

Per l'esattezza 4.355, ovvero la metà più uno degli aventi diritto al voto a Gavardo. "Centrale a biomassa, no grazie" è lo slogan scelto dal Comitato Gaia di Gavardo che ha coinvolto i due gruppi consiliari di minoranza ed il Movimento 5 Stelle e prosegue nella campagna di sensibilizzazione della popolazione



In una sala civica colma oltre la sua capienza e con la gente assiepata anche all’esterno si è svolta Gavardo la serata organizzata dal Comitato GAIA dal titolo “Centrale a Biomassa, no grazie”.
La serata ha visto l’intervento del portavoce del comitato, Filippo Grumi, che ha illustrato in breve il perché della nascita del sodalizio e le iniziative che lo stesso ha messo in atto per tenere viva l’attenzione sul progettato impianto cogenerativo a biomassa che l’amministrazione intenderebbe realizzare nelle vicinanze del centro commerciale Bennet.

Illustrate le attività del comitato, è stato presentato il documento di sintesi del progetto redatto da un gruppo di lavoro ad hoc costituito da elementi del comitato stesso, dei due gruppi consigliari di Gavardo Rinasce e di Gavardo in Movimento e dal Movimento 5 stelle Gavardo.

Un documento di sintesi
che riporta l’analisi scrupolosa dell’impianto con evidenziate le problematicità per la salute e le, a detta del gruppo di lavoro, assurdità progettuali che lo portano ad essere un impianto ben 5 volte più grande del necessario e paradossalmente non sufficiente a coprire i fabbisogni invernali degli edifici serviti, sempre nel documento si propongono anche vie alternative per la produzione ed il risparmio di energia a costi decisamente inferiori e ad impatto zero sull’ambiente.

Sono poi seguiti gli interventi dei relatori, Filippo Grumi ha descritto sinteticamente le funzionalità dell’impianto per poi cedere la parola al suo concittadino Roberto Guatta, esperto termotecnico con esperienza pluriennale e che vanta progetti di tutto prestigio anche con l’università degli studi di Brescia, che utilizzando una terminologia accessibile al vasto pubblico presente in sala ha dimostrato l’insostenibilità economica dell’impianto e i suoi aspetti tecnici contraddittori.

«Secondo la buona prassi - ha affermato l'esperto -, un investimento ammortizzabile in 5 anni è un investimento da fare, se arriva a 10 anni ci si deve pensare, se supera i dieci anni non è da fare, qui siamo di fronte ad un investimento che forse si ammortizza in 20 anni».

Sono stati poi illustrati anche interventi alternativi di micro cogenerazione con impianti a metano presso edifici del tutto simili a quelli in esame a Gavardo che hanno evidenziato che esistono vie praticabili con costi decisamente inferiori ad un decimo di quanto costerebbe la sola centrale.

La parola è passata poi al docente universitario Michele Corti che ha evidenziato l’impossibilità del recupero di cippato, il combustibile della centrale, da una filiera corta tutta valsabbina e che, citando anche impianti realizzati in provincia di Brescia, quali Rodengo Saiano e Marmentino solo per citarne alcuni, in cui sono numerosi sono i problemi di malfunzionamento, senza considerare che questi impianti altamente inquinanti si inseriscono in un contesto come quello della valle padana e del bresciano in particolare, tra i più inquinati a livello mondiale.

Ultimo intervento, forse il più delicato è toccato a Roberto
Del Bono, esperto in problematiche legate ai rischi della salute dovuti all’inquinamento che ha spigato, citando numerosi studi internazionali, quali siano le strette correlazioni tra inquinamento ambientale e problemi sulla salute, in particolare legati alle emissioni di polveri ultrasottili e gas inquinanti che non possono essere filtrati dagli impianti e che si è evidenziato in alcuni studi, possono avere influenza anche sui feti portando alla nascita con percentuali superiori alla media, di bambini sottopeso.

Alla fine della serata è partita, con il gesto simbolico delle prime 4 firme dei rappresentanti il gruppo di lavoro, la raccolta firme per la petizione in cui si chiede lo stop alla centrale e lo studio di soluzioni alternative.
Raccolta firme che vedrà gazebo in piazza e al mercato da qui fino a fine novembre con il preciso intento di superare quota 4000 o come sperano quelli del comitato «arrivare a 4.355, ovvero la metà più uno degli elettori di Gavardo».

La preoccupazione per la realizzazione dell’impianto sì è anche estesa ai residenti nei comuni limitrofi che per varie ragioni frequentano Gavardo e che hanno chiesto e ottenuto la possibilità di aderire alla petizione con un modello specifico.

«Alla fine di questa serata - dicono quelli del comitato - è apparso chiaro che questo progetto non è pensato e non è nemmeno utile a Gavardo e ai suoi cittadini ma soddisfa logiche diverse ed è per questo che essi vi si opporranno in tutti i modi».

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