Il «Pasolini» che non convince
di Nicola Nimi Cargnoni

Viaggio nel caleidoscopico mondo del Pasolini visto con occhi culturalmente e geograficamente troppo distanti


Il giudizio su questo film è estraneo all’indubbia bravura di Abel Ferrara, ma dipende totalmente da come ci si accosta alla sua visione.
Pasolini è un personaggio che ha da sempre, e per sempre, colpito l’immaginario collettivo e scatenato l’opinione pubblica.
Che il suo lato umano fosse particolarmente controverso (personalmente, e per certi versi, oserei parlare anche di “deviazione”) è pacifico.
Ma a questo lato umano corrispondono il lato culturale e un profilo artistico che è, probabilmente, il più completo nel panorama italiano dopo Leon Battista Alberti.

Pasolini è insegnante, poeta, regista, saggista, giornalista e molto altro
: per questo motivo il mio background personale, dagli studi delle lettere fino a una testa perennemente “dentro il cinema”, ha condizionato in maniera piuttosto netta le mie aspettative sul film, per altro molto atteso.

Se non altro il regista, Abel Ferrara, è indubbiamente un maestro per quanto riguarda il tratteggio di personaggi controversi, calati in un mondo infernale e in ambientazioni notturne.
Del resto la sua carriera parla chiaro, facendo di lui il regista che, forse più di ogni altro, poteva gettare uno sguardo sull’ultimo giorno di vita del nostro Pasolini.

Il film colpisce duro fin da subito,
con un inizio che prende forma grazie a un’inquadratura con la macchina da presa a mano, che di scatto si muove su un primissimo piano sugli occhiali scuri di Pasolini.
Ma a un inizio promettente non corrisponde uno sviluppo all’altezza.

In effetti, avvalendosi di una superba interpretazione di Willem Defoe (impressionante la somiglianza), Ferrara riesce a realizzare un ritratto magnifico del Pasolini che inizia la propria giornata con l’affettuoso bacio alla madre e che prosegue pranzando con la famiglia e l’amica Laura Betti (doppiatrice nel film «L’esorcista» e nel pasoliniano «Salò»), negli “elegantemente modesti” interni del suo appartamento romano.
La giornata prosegue con un’intervista rilasciata a Furio Colombo, fino alle scorribande serali che lo porteranno prima all’ultimo incontro con Ninetto Davoli (interpretato da Scamarcio) e poi fino all’epilogo che tutti conosciamo.

Intanto intorno al protagonista imperversano le polemiche sul suo ultimo film, «Salò», mentre in Svezia pubblicano la traduzione della raccolta «Le ceneri di Gramsci» e consegnano il Nobel a Montale, su cui Pasolini non si astiene dall’esprimere la propria contrarietà.
Pasolini indossa jeans e giubbotti alla moda, guida un’Alfa GTV e vive in un appartamento assolutamente ordinario e ben arredato, con la mamma e la cugina Graziella: il contrasto fra questo normale stile di vita (lui lo definirebbe “borghese”) e le sue idee, e l’ossimorica esistenza dello scrittore, sono elementi che sostengono l’intelaiatura del film.

Ma la pellicola in realtà dà molto spazio alle opere incompiute dell’artista: infatti alla fine del 1975 Pasolini sta lavorando al romanzo «Petrolio» e al film «Porno-Teo-Kolossal».
Ferrara sceglie il registro della narrazione onirica, per nulla usuale nei suoi lavori: la pretesa di “mettere su schermo” i pensieri di Pasolini è però piuttosto velleitaria.
Lo spettatore assiste a un’ulteriore sovrapposizione di piani: sullo schermo scorrono le immagini del libro e del film (dove il protagonista è impersonato da un invecchiato Ninetto Davoli in persona), mentre Pasolini batte furiosamente i tasti della sua Olivetti Lettera 22.

È indubbio che gli apici del film siano i momenti in cui Pasolini dialoga, a dispetto dei momenti in cui lavora sulla macchina da scrivere e Ferrara si sostituisce a lui nella messa in scena.
L’intervista iniziale con un giornalista francese, i dialoghi a pranzo e l’intervista rilasciata a Furio Colombo sono i momenti più alti, insieme alla partitella a calcio e alle scene girate in notturna tra la spettrale periferia romana e il lido ostiense, che ci restituiscono l’intera umanità di un essere che era oggettivamente investito di un’aura sacrale, ma che esprimeva tutta la sua carnalità nella vita di tutti i giorni; il tutto a riprova che il personaggio Pasolini fornisce materiale e spunti degni di quello che avrebbe potuto essere un capolavoro cinematografico, soprattutto dal punto di vista dell’incontro-scontro tra arte e “follia”.

Ma il «Pasolini» di Ferrara non (con)vince e la scommessa è persa a metà.
A una buonissima realizzazione tecnica non corrisponde una resa degna del soggetto in questione, pur con tutte le attenuanti che possono derivare dalla difficoltà di descrivere un personaggio come lo scrittore bolognese.
A questo occorre aggiungere alcuni errori filologici e alcune parti volutamente girate “male”, che hanno il chiaro intento di omaggiare la grettezza dei film di Pasolini, ma che in realtà risultano a tratti spiazzanti.

L’incompiutezza e l’insondabilità della vita e delle opere di Pasolini sembrano riversarsi anche sul film, che sembra invece una resa incondizionata dettata dall’impossibilità di raccontare Pasolini.
Ma il materiale a disposizione avrebbe potuto permettere una realizzazione più coraggiosa e più indagatrice di una figura come quella di Pasolini.
Quella che poteva essere una curiosità iniziale, ovvero il punto di vista esterno sulla vita di Pasolini, si è trasformato in un’arma a doppio taglio: per quanto bravo, Ferrara è un americano lontano anni luce dalla temperie culturale italiana all’alba degli anni di piombo. Quando la realtà è che nemmeno gli italiani (di ieri e di oggi) riescono a capire la “voce” di Pasolini, se non quelli dotati delle sue stesse e controverse coerenza e rettitudine, ma particolarmente inclini a tralasciare i formalismi.

Diciamoci la verità: realizzare un film su Pasolini è difficile come realizzare un film su Gesù Cristo, a meno che i registi non siano – appunto – gli stessi Pasolini o Gesù Cristo.

Valutazione ** e ½

In uscita questa settimana (da segnalare): Io sto con la sposa, Winter sleep, Class enemy, Joe
Già nelle sale (da segnalare): Anime nere, Perez, Take five, Party girl, Medianeras, Pasolini.

Nicola Nimi Cargnoni

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