L'eccidio di Valle Dorizzo
di Ubaldo Vallini

Sono passati settant'anni da quell'orrenda notte in cui vennero torturati e arsi vivi dieci giovani in un fienile nella Valle del Caffaro. Una triste pagina di storia che Bagolino ancora fatica a metabolizzare. Domani la commemorazione



Una strage che generò una ferita profonda nella comunità di Bagolino.
Tant’è vero che solo sessant’anni dopo, era il 2004, è stato possibile apporre al fienile teatro della tragedia una targa alla memoria e l’allora prevosto bagosso don Arturo ha cominciato a celebrare una messa di suffragio per l’annuale ricorrenza, nella chiesetta non molto distante.

Fino a quel momento Bagolino non aveva mai festeggiato neppure la Liberazione.
Oggi saranno trascorsi 70 anni da quella tragica notte, nella quale a Valle Dorizzo i tedeschi delle SS e i fascisti delle brigate “antipartigiane” arsero vivi 10 ragazzi.

Una strage che per volere dell’Associazione Familiari Caduti Valle Dorizzo e dello Spi-Cgil verrà commemorata questo martedì, 7 ottobre.
Alle 10 il ritrovo a Valle Dorizzo, alle 10:30 la messa di suffragio, alle 11 la commemorazione ufficiale alla quale prenderanno parte il presidente dell’Anpi provinciale Guido Ghidotti e il segretario generale Spi-Cgil Pierluigi Cetti e che sarà presieduta da Dario Scarsi in rappresentanza dei familiari.

Quella notte, che solo in apparenza è tanto lontana, i dieci giovani vennero interrogati con metodi spicci, legati uno accanto all’altro nel fienile al quale venne dato fuoco, costringendo allo spettacolo anche una delle madri, legata mani e piedi.
Fiamme che poi hanno bruciato per decenni, avviluppando in una spirale di odio e di recriminazioni tutta Bagolino.

Da una parte chi voleva mettere a tacere il rimorso per aver considerato quei giovani dei briganti, e per questo addirittura li aveva venduti.

Dall’altra chi si era improvvisamente trovato di fronte all’orrendo dramma che ogni guerra si porta dietro, con l’aggravante di dover piangere dei figli.

Otto erano bagossi, due di Lavenone: Dante, Erminio, Placido, Giuseppe, Guido, Vincenzo, Giacinto, Walter, Giacomo e Paolo, i loro nomi. Due di loro, carbonai, si erano ritrovati lì per caso.
L’episodio è stato ricostruito nel volume “Testimonianza partigiana a Bagolino e nella Valle del Caffaro”, curato da Tiziano Ratti e pubblicato nel 2005.


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