La scuola e i suoi problemi: oggi e vent'anni fa
di Pino Greco

«Dalla Campania al Piemonte cantieri in ritardo». E’ il titolo di un lungo articolo di La Repubblica. Ho appena finito di leggerlo. L’argomento è di strettissima attualità e mi ricorda Bagolino



Riaprono le scuole ma i finanziamenti promessi o non arrivano o trovano ostacoli.
“I contratti firmati con i sindacati hanno fatto assoldare muratori estemporanei. Per lo più con un’età media superiore ai 50 anni, per due terzi donne. Per contratto non possono ritinteggiare corridoi e aule oltre i due metri d’altezza e solo con il rullo. Non possono salire su impalcature esterne e interne. I vetri rotti, c’è scritto, si sostituiscono solo al piano terra dell’istituto.”

M’è tornata in mente una storia di venti anni fa.
Preside a Bagolino. Una scuola piccola piena di eccellenze. Per la diligenza degli alunni, per le motivazioni dei docenti e la disponibilità del personale.

Unico neo, la penuria di risorse finanziarie.
In pratica il comune si limitava allo stretto necessario. Per tutto il resto si viaggiava in coda alle elargizioni a polisportive, cori alpini, cacciatori e volontariati vari.
Per ovvi motivi di appeal elettorale.

C’era un’urgenza che da anni veniva rimpallata da un bilancio all’altro: una ritinteggiatura degli interni dell’edificio. Per motivi di decoro e di igiene.
Chiesi e ottenni una soluzione di compromesso. Il comune acquistava i materiali e la scuola assicurava la manodopera.

E qui viene il bello.
Con l’intervento del sindacato che antepose gli stessi aut-aut dell’articolo ricordato ed altri che non sto qui a enumerare.
Insomma, si era ai primi di luglio e si rischiava di disattendere un impegno preso con le famiglie.
Così una mattina, raccattata una tuta da un amico carrozziere, mi presentai a scuola con quattro cinque pennelli (Rizzi-Vestone) e dissi al personale di liberare i muri.

Accadde quello che auspicavo.
Quando si dice l’esempio. Insomma a fine luglio, spennella di qua, spennella di là, era completata la zoccolatura di aule e corridoi.
Gli uffici erano riverniciati per intero.
Naturalmente “l’operazione” passò sotto silenzio. Neanche un gesto o una comunicazione a livello mediatico.
Né da parte del comune né da enti o associazioni.

A venti anni di distanza ho voluto ricordare quell’episodio per attestare, ai collaboratori di allora, tutto il mio apprezzamento insieme a quello, inespresso, dell’intera comunità.

San Felice d/B 16 settembre
PINO GRECO


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