Giubbotto obbligatorio, si o no?
di Aldo Pasquazzo

In vista della attività stagionale venatoria, che inizierà proprio domenica prossima, dalle parti di Storo si preannunciano delle novità. Che però non piacciono ai "vicini" di Castel Condino


Le doppiette, onde evitare rischi o incidenti, indosseranno dei giubbotti fosforescenti, ben visibili a lunga distanza. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il rettore sezionale Diego Zanetti, agente del corpo forestale di Ledro che dallo scorso mese di maggio è il numero uno dei 118 cacciatori operanti nella sezione di Storo.

«L’iniziativa mira a ridurre i rischi o gli incidenti a carattere venatorio» assicura Zanetti, che fa anche presente come ad indossare il giubbotto (che potrà essere giallo, verde o rosso) saranno coloro che praticano la cacciagione a forma vagante, mentre non servirà per i capannisti e per le postazioni fisse, che dovranno averlo al seguito, ma a loro non servirà indossarlo.

Non è per niente d'accordo con la decisione presa dal "collega" il rettore della Riserva di Condino, Oscar Tarolli: «Ho provato sconcerto e disappunto, perche ritengo che il provvedimento sia lesivo della privacy e della libertà individuale in genere, come quella di vestirsi come si vuole» afferma.
Poi Tarolli pone altre questioni: «Quale sicurezza e di chi? Se i cacciatori indossano questi giubbotti e gli altri frequentatori del bosco (fungaioli etc) non li indossano, il rischio per questi aumenta vertiginosamente. Senza contare il fatto che il mimetizzarsi con la natura fa parte della tecnica della caccia».
 
Poi aggiunge, Tarolli: «Potrei essere d'accordo con l'uso del giubbetto nel controllo del cinghiale in forma vagante qualora lo si esercitasse con la modalità della battuta. Purtroppo, però, e per me è stato un un grave errore, l'ultima legge approvata sul controllo del cinghiale vieta questa forma di intervento».

E ci va giù pesante: «Come rettore della riserva di caccia di Castel Condino boccio senza appello l'iniziativa del rettore di Storo ed esprimo il no dei cacciatori ad essere trattati come gli ebrei al tempo dei nazisti: con la stella di Davide sul petto».

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