Ebola, a cinque minuti da casa mia
di Lara Bettinzoli

«Questa sera è arrivato il primo britannico contagiato dal virus ebola ed è stato ricoverato al Royal Free Hospital, a 5 minuti da casa mia». Così ci ha scritto ieri sera la nostra corrispondente da Londra, Lara Bettinzoli



E’ arrivato a Londra, ieri in tarda serata, il primo cittadino britannico colpito dal virus ebola in Sierra Leone.
Secondo l’emittente britannica Sky News il trasferimento, per il quale è stato raggiunto un accordo tra il ministro degli esteri, Philip Hammond, quello della Sanità, Jeremy Hunt, e il direttore medico del NHS, Sir Bruce Keogh, è avvenuto a bordo di un jet della Royal Air Force (Raf) dotato di una speciale cella di isolamento.
Il cittadino britannico che lavorava in un centro per il trattamento dell’Ebola a Kenema, è stato ricoverato al Royal Free Hospital nella zona di Hampstead; l’ospedale, centro d’eccellenza per la cura delle malattie infettive, si era già organizzato per accogliere il paziente nella sua unità di isolamento.

Che cos’è l’Ebola? 
L’Ebola è un virus spesso fatale con un tasso di mortalità fino al 90%. La malattia colpisce gli esseri umani e i primati come scimmie, gorilla, scimpanzé etc. 
I primi casi di Ebola risalgono al 1976, il primo in un villaggio nei pressi del fiume Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, l’altro in una zona remota del Sudan. 
L’origine del virus non è nota, ma i pipistrelli della frutta (Pteropodidae) sono considerati portatori del virus. La malattia inizia con febbre alta, nausea, vomito e diarrea, per poi sfociare in emorragie diffuse, e il periodo di incubazione va da due a 21 giorni. Una persona malata è contagiosa solo nel momento in cui si manifestano i sintomi e il contagio non avviene per via aerea ma soltanto per contatto con i fluidi corporei del paziente.

Per la malattia, non ci sono nè vaccino nè terapia specifica, ma un intervento precoce, appena si manifestano i sintomi, può diminuire il rischio di morte che altrimenti sarebbe del 90%.
Sembra che i due americani infettati dal virus durante le missioni di assistenza sanitaria in Africa, stiano reagendo positivamente al siero anti Ebola. Si chiama ZMapp ed è un trattamento sperimentale sviluppato dalla Mapp Biopharmaceutical Inc. di San Diego.
Fino ad ora non era stato adoperato sull’uomo e ha dimostrato la sua efficacia solo su scimmie infette, alle quali il siero è stato iniettato nell’arco di 48 ore. Al momento il trattamento standard contro la malattia resta la somministrazione di terapie di supporto.

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