Il contadino che deve traghettare il lupo, la capra e il cavolo
di Dru





Alla vita conviene e non conviene la morte

Questa l'Obiezione che mi ha posto un interlocutore mentre indicavo come fondamento, del pensiero in genere e della scienza in specifico, il principio di non contraddizione di Aristotele e come gli scolastici hanno di esso nominato, nel porlo,  il più fermo di tutti  il "principium firmissimum".

Il principio : è impossibile che allo stesso convenga e non convenga lo stesso per il medesimo rispetto (e nel medesimo tempo).

Che alla vita convenga la morte è dato dal fatto che la vita non contrasterebbe e non combatterebbe, per "divenire" in quanto morte, proprio la morte.
Più si vive e più la vita diviene la morte

Che alla vita non convenga la morte è dato dal fatto che la vita contrasterebbe e combatterebbe, per "essere" in quanto vita, proprio la morte.
Più si vive e più la vita è la vita o la vita non è la morte.

Allora la vita contrasta e non contrasta la morte, questa sarebbe l'Obiezione al principio di non contraddizione, allora la vita è e non-è allo stesso modo e per il medesimo rispetto.

Ma questo è proprio del pensiero nichilista, o del pensiero a cui appare erroneamente il divenire altro delle cose, dell'essere che non è o della vita-che-è-morte.

Che la vita sia morte viola il Principio, e fin qui l'Obiezione al Principio potrebbe ribattere: embè, sarà anche una violazione ma noi se viviamo conformemente a questo, alla violazione che nulla ce lo vieta, in quanto concretamente  viviamo e pensiamo, in conformità a questo  possiamo lamentarci si di aver violato, ma in quanto ottenuto, possiamo anche ritenerci soddisfatti dell'Obiezione e il Principio va a farsi benedire.

Ma le cose non sono proprio così e vediamo perché.

Che la vita divenga la morte significa che la vita non è la vita e la morte non è la morte o più semplicemente che la vita-è-la-morte.

Cioè significa che la vita non riesce a stare come vita, e se è il cominciamento è appunto il cominciamento del risultato, è la morte dunque.

Ma se la vita non riesce a stare medesimamente deve stare o essere la vita per la morte ( o la vita-che-è-la-morte propriamente)  per essere il cominciamento che non è il risultato, in quanto non vi sarebbe alcun incominciamento di alcun risultato se il cominciamento non differisse di alcunché dal risultato, come cominciamento del risultato dunque.

Quindi la vita starebbe e allora non diverrebbe  come incominciamento e non starebbe e allora diverrebbe come risultato.

Ma per divenire deve stare, infatti abbiamo detto che per il risultato l'incominciamento è necessario e non è necessario appunto come lo stante, idem è il risultato, non ci sarebbe altrimenti alcun divenire altro da sé.

Ogni pensiero che crede nel divenire altro da sé di ogni cosa deve pensare ad un prima ed ad un poi, deve pensare questi stati  come stati differenti l'un l'altro, come la vita differente la morte, e in questo il pensiero, malgrado volesse in principio sostenere  l'Obiezione negando  il Principio di non Contraddizione, infine non può farlo, non può farlo significa appunto che lo può fare solo contraddittoriamente, come nel mentre noi supponevamo in principio che si potesse violare il Principium  Firmissimum.

Allora concludo con la storia del contadino che deve traghettare il lupo, il cavolo e la capra di là dal fiume, ma ha solamente una barca a due posti.

Sapete dirmi perché anche in questa storia non si può contravvenire al Principium Firmissimum?

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