IO E TEXPERSEMPRE
di Ezio Gamberini

Com’è gradevole in questo tempo d’estate, anche se l’estate non s’è ancora vista, partire alle sette di un sabato mattina con Grazia (oggi compie gli anni, auguri!) e imboccare la ciclabile che ci conduce sulla riva del fiume per gustare l’arietta frizzante..


...ascoltare il piacevole rumore dell’acqua che scorre e annusare il buon profumo del bosco.

Non appena oltrepassato il paese, raggiunto il ponte accanto alla Valsir, nei pressi della “Corna del Sas” dove, con lungimiranza, accanto alla carreggiata è stata conservata una striscia dell’antica ferrovia, da alcuni anni si può osservare, sulla capriata metallica che sostiene il manufatto, la scritta che trovate nella foto qui a lato:

“IO E TEXSEMPRE”.

Che cosa leggi?” chiedo a Grazia.
Io e te per sempre!” mi risponde suadente e sdolcinata, mentre sbatte le palpebre un paio di volte…
Niente affatto!”, ribatto con un risolino.
Chi ha vergato quella frase è un fanatico del leggendario personaggio creato nel 1948 da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini: Tex Willer!

E immediatamente le rotelle grippate che albergano all’interno della mia scatola cranica si mettono in moto: non mi è mai capitato di scrivere sui muri, nemmeno da ragazzo (allora andavano di moda le “W”, diritte o rovesciate; “W la ….”, che era la più usuale e superflua da ricordare, oppure “ʍ la naja”), ma ogni volta che passo davanti a quella scritta “IO E TEXSEMPRE” mi verrebbe voglia di cancellarla, se fossi agile a sufficienza per salire su quel ponte, e una bella mattina far trovare:
TU E ZAGOR MAI”,

e, la settimana dopo
LUI E IL GRANDE BLEK RARAMENTE”,

la successiva
“NOI E CAPITAN MIKI TALVOLTA”,

quella dopo
VOI E IL PICCOLO RANGER DI CONTINUO”,

e, infine
“LORO E IL COMANDANTE MARK CERTE VOLTE”.

Ah, che sogno sarebbe!
E a proposito di sogni, Chiara, dopo aver sostenuto l’ultimo esame, ci ha confessato che nei giorni successivi ha sognato più volte di doverlo invece ancora affrontare: era angosciata!
“Tranquilla Chiara, - le dico - è normale. Io la maturità l’ho fatta almeno quarantadue o quarantatré volte, in sogno”.

Ma peggio ancora è andata con la naja (l’obbligo della leva è stato abolito definitivamente nel 2005).
Si tratta, a beneficio dei più giovani che ignorano il significato di questo termine, di un periodo che ogni cittadino (maschio) doveva dedicare allo Stato sostenendo il servizio militare obbligatorio.

Io, in sogno, non soltanto l’ho fatta decine di volte, ma in molti casi addirittura per la seconda o la terza volta.
Avevo la consapevolezza, cioè, di arrivare al corpo militare assegnato e dovermi sgolare per far capire ai superiori, ovviamente senza riuscirvi, che io il servizio militare l’avevo già fatto non una, ma due volte, e quella sarebbe stata la terza!

Credo che questa stranezza sia dovuta al fatto che la famosa legge che prevedeva l’esonero dalla leva per il terzo figlio maschio, a patto che i primi due avessero assolto l’obbligo (ed era il mio caso poiché i miei due fratelli maggiori lo avevano fatto), sia stata abrogata poco tempo prima che fossi chiamato alle armi!
Quindi, a malincuore, dovetti partire per Ascoli Piceno, dove restai un mese, e gli undici successivi all’aeroporto di Villafranca, che al tempo contava un volo civile per Roma a settimana, e per il resto caccia F104 e Tornado che volavano sulle nostre teste a ogni ora del giorno e della notte per poi atterrare a trecento metri da dove dormivamo.

Ma la beffa più grande è stata la reintroduzione della norma che, perciò, esentava nuovamente il terzo figlio maschio dall’obbligo del servizio militare, non molto tempo dopo il mio congedo!

E’ di una sconvolgente inquietudine, invece, il sogno che ho fatto quando avevo diciotto anni, poco dopo l’incidente in moto che causò la morte di mio fratello Guido, a ventotto anni di età: si trattava in sostanza di un sogno all’interno di un altro sogno.
Nell’allucinazione, perché di questo sono convinto si sia trattato, avevo avuto un incubo in cui mio fratello moriva in un incidente, poi immediatamente mi svegliavo, rallegrandomi che si fosse trattato soltanto di un sogno; ma al risveglio, quello vero, quando mi accorsi della “scatola cinese” in cui ero precipitato, piansi amaramente…

Che sogni! Ma ci sarà qualcuno, tra la fauna che popola questo nostro bel sito, cordiali o simpatici, arguti o enigmatici, schietti o leali, eruditi o criptici, brillanti o divertenti, saccenti o ampollosi, spontanei o piacevoli, incomprensibili, esaustivi, seducenti, voluttuosi, soloni, insensibili, concisi, prolissi, onesti, affettuosi, odiosi, meschini, solari o sinceri… che sappia spiegare perché l’animo umano sia così complicato e i sogni tanto contorti?

Ma, per quel che mi riguarda, non accetterò commenti del tipo: “Caro mio, da qualche tempo le tue rotelle sono proprio grippate”.
Questo non è assolutamente vero, perché le mie rotelle sono grippate da sempre!
E posso garantire che queste rotelle sbiellate, e la capacità di ridere con me stesso, ma anche e soprattutto di me stesso, restando aggrappato alle mie “bandiere”, mi terranno allegro sino alla fine dei miei giorni.

Ezio Gamberini


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