Coi «carboner» a Malga Alpo
di Aldo Pasquazzo

Domenica a malga Alpo, a Monte di Bondone, non sono una festa, ma l’occasione per vedere all’opera il mestiere del carbonèr. Un'attività che da quelle parti un tempo era considerata un’arte e quasi tutti la praticavano


Dalla primavera al giorno di San Martino la gente di Bondone traslocava su altri monti del circondario a fare carbone.
Negli anni 60, per far fronte alla situazione, il parroco di allora allestì una casa colonia il cui convitto da Pasqua a novembre ospitava una cinquantina di ragazzi mentre i genitori erano altrove a guadagnarsi il pane.

Ebbene, ieri dopo i convenevoli d’uso, santa messa compresa celebrata dall’arciprete decano don Andrea Fava e dal parroco di Bondone padre Giorgio Anesi ,dentro all'aiàl (la piazzola su cui poi edificare la catasta) era stavolta Dario Scalmazzi, a fornire dettagli ed istruzioni sul mestiere del carbonaio.

Ho fatto quel lavoro per più di vent’anni ora lo ripropongo in occasioni come queste - ha detto -, all’epoca servivano tre giorni e altrettante notti per fare una sfornata di carbone. La legna accatasta non doveva assolutamente prendere fuoco, altrimenti addio produzione“.
Nel corso di quei giorni il carbonèr doveva vegliare in continuazione, notte compresa.

Malga Alpo rappresenta una delle attrazioni in quota di Bondone.
“Quassù – ha detto il sindaco Mariano Valerio – al momento c’è un pastore che accudisce una settantine di bovine, in futuro si vedrà“.

La stalla è vasta e ben curata
come anche la cascina.
Era nel vano, destinato un tempo agli animali, dove ieri si è sfidata la pioggia e si è mangiato polenta e spiedo.
A fare intrattenimento c’era persino un fisarmonicista di Trento, con alcuni amici rionali e di Caldonazzo.
“Noi a questa rimpatriata siamo soliti partecipare e lo facciamo molto volentieri“ dichiaravano tra una cantata e l’altra.

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