Caso Masi, il Tar dice no
Ha chiesto un risarcimento di 150mila euro per danni patrimoniali, professionali, esistenziali, ma non ne riceverà neppure uno. Anzi dovrà rimborsare al Comune di Gavardo 3.000 euro di spese processuali


È questa per Enrico Masi, dal 2002 al 2010 comandante della Polizia municipale di Gavardo, la conclusione amara della lunga e snervante battaglia sostenuta nelle aule dei tribunali (amministrativo e ordinario) contro il Comune, dal quale è stato improvvisamente «licenziato» in forza della modifica dello Statuto e della riorganizzazione della macchina comunale, che ha consentito al sindaco prima di richiamare in servizio il «vecchio» comandante Roberto Cittadini, e, in seguito, di indire un concorso per la nomina del suo successore, Marco Sartori.

Masi è così rimasto con un pugno di mosche, nonostante il giudice del lavoro abbia ordinato la sua reintegrazione nella originaria funzione o in un ruolo equivalente con uguale trattamento economico, prescrizione che l’Amministrazione Vezzola si è impegnata a ottemperare, ma che in realtà, sostiene Masi, non è stata mai compiutamente assolta.

Per questo l'ex comandante di Gavardo ha chiesto il trasferimento per mobilità in un'altra Amministrazione del Bresciano, che l'ha accolto «a dimostrazione - scrive il giudice del far Mara Bertagnolli, annotando le ultime "memorie" di Masi - della sua capacità e professionalità che si sono affermate nonostante l'ombra gettata sulla sua integrità professionale dalla complessa vicenda ingenerata dal comportamento vessatorio del Comune, che, peraltro, avrebbe dovuto rimanere privata e non essere divulgata addirittura sul sito del Comune».

Masi ha chiesto al Tar l'annullamento di tutte le delibere (dal 2010 al 2013) all'origine della lite amministrativa con risarcimento dei danni.
La sua aspettativa è andata però delusa.
Il tribunale di via Zima ha sentenziato la inammissibilità e/o l'improcedibilità del ricorso.

Esseci, dal Giornale di Brescia
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