Scalmazzini, l'ultimo viaggio
di Aldo Pasquazzo

Già un’ora prima della funzione funebre per Graziano Scalmazzini, consumata nel pomeriggio di ieri, la cattedrale che Storo dedicata a San Floriano era strapiena di gente


Una interminabile presenza di amici e conoscenti erano lì per portare vicinanza e testimoniare il proprio dolore ai famigliari dello scomparso che sedevano ai lati del feretro.   

Accanto alla moglie Rosanna
i figli Jacopo e Agnese Floriana, rispettivamente di 22 e 13 anni. Poi il fratello Simone con Sonia.
Tanti anche i sindaci del Chiese, ma non solo, insieme ai rappresentati della Comunità di Valle, a testimoniare l’affetto e la stima che per Graziano provano tutti gli amministratori.

C’erano anche i Vigili del fuoco, gli ambulanzieri volontari,  i Lanzi, il corpo forestale col dirigente distrettuale dottor Antolini e i Carabinieri di Storo capeggiati dal maresciallo Vincenzo Cuccurullo.
Sulla bara di abete, oltre ad un cuscino di fiori, anche una foto di Graziano, e la sua fascia di sindaco.

Dal 2010 Graziano Scalmazzini, deceduto domenica sera all’ospedale di Tione, era  infatti sindaco di Bondone,  ma prima di tutto era uomo e padre esemplare.
Se n’è andato prima di compiere 54 anni a causa di un male incurabile.

Sull’altare
, ad affiancare il celebrante padre capuccino Giorgio Anesi (che è curato di Bondone e Baitoni) cerano don Andrea Fava e don Vincenzo Lupoli, rispettivamente arcipreti di Storo e Condino, nonché il decano don Francesco Scarin. 
All’omelia, padre Anesi ha sottolineato che «bisogna avere fede in Dio anche di fronte a situazioni tristi e dolorose» e a Graziano ha detto: « il Signore ti accolga per sempre nella sua dimora».

Toccante anche l’intervento dell’arciprete decano
don Andrea Fava: «tu Graziano non esercitavi la  missione di sindaco per la poltrona, ma per passione. Per questo la gente ti amava e ti ascoltava».
Poi ancora: «dal cielo caro Graziano non accontentarti di sfiorare la terrà. Allunga la mano, come  ci hai sempre insegnato, per conservare contatti personali con la tua famiglia, che per sempre ti amerà, come il miglior papà, il miglior marito e il miglior fratello. Grazie per l’uomo che sei stato e buon viaggio».

Si contavano più di 3mila persone.

Al di là delle balaustre, Gianfranco Demadona, professore ed insegnante di musica, accompagnava all’organo con eleganza la messa. Gianfranco e Graziano non solo erano amici, ma avevano iniziato e condiviso con altri negli anni ‘70  un percorso con i “Tauris”. Su quella indimenticabile esperienza, da dietro le balaustre dirà poi qualcosa Rosanna Tomasi, che dentro quel complesso cantava. Hanno voluto poi intervenire un collega di lavoro e una signora di Bondone.

L’Adagio di Albinoni ha accompagnato l’Eucarestia, Il corpo bandistico Giuseppe Verdi di Condino - dentro al quale il figlio di Graziano, Jacopo, suona le percussioni – prima ha dedicato allo scomparso “Ave Verum”, poi il Signore delle Cime e al momento della tumulazione la “Preghiera di una Madre”.

Tutti quanti hanno voluto mettere mano su quel legno chiaro, prima che gli affossatori esaurissero l’ultima triste incombenza.


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