Nazionale al parmigiano
di Nicola Cargnoni

Parmigiano Reggiano, mondiali e Fifa. Che c’entrano? C’entrano, se avete voglia di seguirmi.


Forse la prendo un po’ “larga”: comunque, è di qualche giorno fa la notizia di un caseificio che alterava le analisi per produrre Parmigiano contraffatto.
Il Parmigiano, come la Nazionale di calcio, è uno dei nostri prodotti di punta.
E la Nazionale, come ogni altro prodotto di punta italiano, sta mettendo a nudo la nostra (in)capacità di produrre.

Parliamo dei migliori di questo campionato: Buffon, Pirlo, Darmian, Verratti, Sirigu: i primi due appartengono alla generazione dei campioni del mondo.
Verratti e Sirigu giocano in Francia dopo aver a malapena sfiorato i campi italiani. Darmian è vivaio Milan, ma mandato “a fare pratica” nelle squadrette.

Ecco, questa cosa del mandare i giovani all’estero o “a fare pratica” nelle squadrette rispecchia la situazione culturale e sociale.
Darmian non ha avuto la possibilità di restare al Milan e abituarsi ai grandi livelli. Non stupiamoci se nel calcio non vedremo mai più giocatori come Maldini, Baresi o Bergomi.

Parliamo di Chiellini e Balotelli: sempre in terra, sempre a protestare, sempre a lamentarsi.
Fanno male il loro dovere e poi fanno le vittime: vi ricorda qualcosa? Il gioco: opportunista, sparagnino, attendista, difensivo.
Giocavano per ammazzare la tattica, per addormentare il gioco.

Poi quando hanno preso gol, si sono visti alle strette e hanno cominciato a giocare, nonostante fossero di meno, hanno cominciato a crederci, ma era tardi: vi ricorda qualcosa?

Ora il capro espiatorio sarà Prandelli, il buon artigiano che ha fatto il miracolo di portarci in finale agli scorsi Europei. Ma che poteva fare, di più? A un gioielliere bisogna dare l’oro per avere in cambio una spilla. Se gli date piombo, cosa potrà realizzare?

A fare da sfondo c’è la Fifa.
Un Blatter che ora ha contro di sé Platini (e, quindi, le squadre europee) e che da trent’anni monopolizza il potere grazie all’appoggio e ai voti del terzo mondo.
Così ci troviamo mondiali organizzati in Sudafrica, in Brasile e in Qatar (agosto 2022, temperature intorno ai 45°C) e ci troviamo arbitri come Byron Moreno (ve lo ricordate?) o come il messicano di stasera.

E la Fifa è politica. La Fifa non vuole più nazionali che giocano in difesa e ammazzano il gioco. La Fifa vuole le nazionali di macellai che “corrono e picchiano” (e votano) proprio come Uruguay, Costarica, sudamericane, asiatiche e africane varie.
A fine primo tempo, prima che si palesasse la scandalosa espulsione di Marchisio, ero talmente deluso dal gioco dimostrato che ho detto ai miei amici «non stupiamoci se poi ci vogliono mandare a casa».

Bisognerebbe tornare a produrre qualità. Nel calcio, così come nei caseifici: è soltanto così che ci si guadagna la credibilità politica, anche nello sport.

Aggiungo un post scriptum:
Prandelli è un signore. Può non piacere come tecnico. Ma certe reazioni (di scherno, di sarcasmo e di mancanza di rispetto) alle sue dimissioni, mi fanno pensare che forse meritiamo Razzi, Scilipoti, Scajola e tutta la ciurmaglia che ci rappresenta in politica. E che non si dimette mai.

Nicola 'nimi' Cargnoni

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