Lavenone si fa in tre, fra riconferme e autonomisti
di Ubaldo Vallini

Lasci Vestone alle spalle e, dove la Valle si stringe rivelando sulla sinistra l’impluvio dell’Abioccolo, prima della forra che conduce fino a Idro, c’è Lavenone


Un paese di poche anime: meno di seicento in tutto, compresi i bambini, che alla peculiarità di essere un paese di passaggio, abbina quella di possedere una vasta area montana che si spinge fino alla Corna Blacca.

Qui la scelta è fra tre candidati a sindaco: uno che si ripresenta per il terzo mandato con una squadra fortemente rinnovata, un candidato indipendentista deciso a valorizzare quel che c’è e trattenere questi valori sul territorio, un altro espressione dell’attuale minoranza che si ripresenta convinto che la legge dell’alternanza possa questa volta dargli ragione.

La prima compagine è “Insieme per Lavenone”, che si ripresenta con Claudio Zambelli, l’attuale sindaco.
Con le novità dell’ultimo momento introdotte dal ministro Delrio, messa da parte l’idea di farsi sostituire alla guida della sua coalizione, Zambelli ai due attuali assessori abbina sei nuovi elementi, scommettendo così su un forte rinnovamento, ma solo fra i comprimari.

La seconda ha preso il nome di “Indipendenza Lombarda” ed è capitanata da Mauro Rinaldi, che presenta un elenco di candidati a consigliere nessuno dei quali è di Lavenone.
L’idea degli indipendentisti lombardi, come capita anche a Treviso Bresciano, Mura e Pertica Bassa - giusto per rimanere in Valle Sabbia - non è tanto quella di arrivare a guidare amministrativamente il paese.
Sperano piuttosto di gettare un seme separatista, dopo averci lavorato a lungo in città, anche nelle piccole realtà di provincia, che a loro dire meritano ben di più e soprattutto devono smetterla di farsi strozzare dal parassitismo del centralismo romano.

L’altra lista è “Scelta civica per Lavenone”, che ripresenta nel ruolo di candidato sindaco Daniele Bonera, questa volta sotto un simbolo a cinque stelle, però tutte alpine: «Ottenere il permesso di aggregare la nostra lista al movimento di Grillo ci obbligava ad un iter che in poco tempo non saremmo riusciti ad affrontare – ci confida Bonera -. Così ci siamo arrangiati, trovando anche il modo di dare un forte richiamo alla montagna alla quale ci sentiamo di appartenere».


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