La «carica» dei 101
C'è anche Prevalle fra i 101 Comuni lombardi (18 i bresciani) che chiedono a gran voce un referendum contro la legge regionale che obbliga con una gara a scegliere a chi spetta l'erogazione dell'acqua. Presto potrebbe esserci anche Vestone.

È stato il protagonista silenzioso dell’incontro di ieri. Evocato, sminuito anche, ma venuto comunque fuori al momento del dibattito finale. Nel tempo riservato ai protagonisti del territorio.
Il referendum contro la legge regionale che obbliga a scegliere con una gara a chi spetta l’erogazione dell’acqua si è insinuato più volte nel corso della presentazione della ricerca dell’Irer.
Su questo tema l’assessore alle Reti e servizi di pubblica utilità e sviluppo sostenibile Massimo Buscemi si è espresso in maniera dura, definendolo «fuori tema» e sottolineando come non ritenga «che i cittadini siano interessati a quesiti referendari di questo tipo».

Una convinzione che pare cozzare con i 101 Comuni lombardi che, invece, il referendum lo chiedono a gran voce.
Buscemi, nel corso del suo intervento, ha nuovamente chiarito come «ritenga l’acqua un bene pubblico, che deve però essere gestito secondo criteri che garantiscano migliore qualità e prezzi competitivi».
Un risultato che secondo l’assessore può essere raggiunto soltanto «mettendo in gara con pari dignità gestori pubblici e privati. L’acqua però - ha ribadito Buscemi - è e resterà un bene pubblico, così come le sue infrastrutture». Una fiducia su cui pende la spada di Damocle del ricorso (ancora in attesa di risposta) alla Corte Costituzionale fatto dal Governo, che ha così impugnato la legge sulle risorse idriche approvata lo scorso anno.

Nonostante queste rassicurazioni, non sono mancate le polemiche nel corso del dibattito che ha seguito la discussione della ricerca dell’Irer. Accuse anche pesanti all’indirizzo di Buscemi e del suo tentativo di «espropriare i Comuni delle competenze in materie di acqua garantiti dalla Costituzione» come ha puntualizzato Mario Agostinelli di Rifondazione comunista. Il malcontento comunque c’è, ed è tangibile. Lo ha dimostrato anche la manifestazione «Un brindisi all’acqua bene comune» organizzata sabato scorso in piazza Duomo da Acea Onlus.

Tra le pubbliche Amministrazioni coinvolte in questo tentativo di «fronda dell’acqua», ci sono anche 18 Municipi bresciani: si tratta di Bedizzole, Borgo San Giacomo, Bovegno, Cerveno, Ceto, Incudine, Limone sul Garda, Lozio, Malegno, Monno, Nuvolento, Ossimo, Pontedilegno, Prevalle, Saviore d’Adamello, Temù, Vezza d’Oglio e Vione.
Una pattuglia in cui la componente camuna, con undici rappresentanti, la fa da padrona e che dovrebbe presto allargarsi visto che Leno e Vestone sono in fase di deliberazione.

Nonostante una presenza così importante, seconda soltanto alla provincia di Milano, ieri nell’auditorium del Consiglio regionale non ha preso la parola nessun rappresentante istituzionale bresciano. Un’assenza che può essere letta in molti modi ma che di certo non allenta la tensione per quella che si annuncia sempre più come una «battaglia dell’acqua».

(ramp) dal Giornale di Brescia
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