Lettera aperta di Rigoni Stern sulla montagna
Caro direttore, ti scrivo per difendere la mia povera montagna, i pochi luoghi dove ancora si vive. Pochi gli alpeggi per le vacche, pochi i pascoli per ovini; pochi i boschi curati.

Caro direttore, ti scrivo per difendere la mia povera montagna, i pochi luoghi dove ancora si vive. Pochi gli alpeggi per le vacche, pochi i pascoli per ovini; pochi i boschi curati; pochi i luoghi «di cura e soggiorno» come si diceva un tempo, dove esiste una villeggiatura che possa dar vita e possibilità di sviluppo.

La gente va via dalle montagne e da dove va difficilmente ritorna. E’ amara la montagna, più di sempre. Silenziosa e triste. Contrade senza bambini, vecchie case vuote e villini chiusi; prati inselvatichiti che non vengono più falciati. Come nella canzone di Bepi De Marzi, La contrà dell’acqua ciara: un rivolo che esce e che nessuno più raccoglie. Contrade silenziose, vuote, ortiche. Sono passati anche i ricercatori di cose vecchie per venderle agli antiquari di città. Oggetti strani di cui si è perso non solo l’uso e il nome, ma che fanno dire: «A che cosa servivano questi cosi?».

Non si sente più cantare per le strade del paese. Non vi è nemmeno il solito ubriaco del sabato che canta stonato La montanara, come lo sentì commosso l’autore una mezzanotte di trent’anni fa. E’ triste la montagna silenziosa e dove alla sera si vede ancora una luce è quella fredda e mutevole della televisione che solamente fa vedere stupidaggini a chi ha necessità di un po’ di compagnia. La montagna non è più di moda? Eppure in certi luoghi dove questa persiste quante seconde case vuote, a parte la settimana di Capodanno e, forse, quindici giorni d’estate.

E quanto sono costate, e che lusso. Hanno portato via prati e orti, e hanno costruito. Hanno chiuso finestre sul paesaggio ma hanno costruito. I soldi comperano tutto, anche la pace, anche il filetto di cerva giovane, anche i petti di pernice. Hanno nella rimessa fuoristrada e motoslitte; a Natale un grande abete illuminato; d’estate una piscina sul prato, d’inverno il gioco delle bocce nel seminterrato.

E i montanari? Cosa sono le montagne senza i montanari? Anche le vacanze invernali, in questi ultimi anni, sono in crisi. Sono in diminuzione gli appassionati degli sport della neve; forse equipaggiamento e impianti di risalita sono troppo costosi e per la gente che li frequenta. Gli escursionisti nell’estate, poi, si azzardano da soli per vie ferrate o alpinistiche rischiose salvo poi chiamare con i telefonini il Soccorso alpino che deve correre a salvarli.

Per porre l’attenzione ai problemi dei montanari saranno a Roma per manifestare le guide alpine, i portatori, i maestri di sci che sono, con gli allevatori e i boscaioli, i montanari veri che fanno vivere le nostre montagne.

La montagna regola la pianura, dice un vecchio proverbio, ma se viene abbandonata a soffrirne saranno tutti.

Mario Rigoni Stern
Da Repubblica
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