A cena con... Verdi
di aa

Lo scorso 15 marzo il Perlasca si è trasformato in "Villa Verdi" e la sala ristorante dell'Alberghiero si è popolata di ospiti eleganti e raffinati


Tutti convenuti in loco per gustare, sulle note delle melodie del grande maestro Giuseppe Verdi, un menu decisamente inusuale.

L'idea di regalare al territorio un'occasione di cultura "alternativa" è nata all'interno dei consigli di classe, nell'ambito della didattica esperienziale, quella cioè che prevede prove di misurazione delle competenze degli studenti in contesti reali.

Così, studiando l’epistolario di Verdi e prendendo spunto dal testo di Roberto Codazzi “Libiamo ne' lieti calici - L'alfabeto della cucina verdiana”, i giovani professionisti hanno ricostruito, sotto l'attenta regia dei loro docenti tecnico pratici prof. Tabarelli e prof.ssa Maria Melzani,  un menu dal sapore antico, quello che gli amici e i collaboratori di Verdi, probabilmente, gustarono a Villa Sant'Agata.
La consapevolezza del livello di difficoltà di questa prova non ha spaventato gli studenti che in questo contesto si sono rivelati, a giudizio anche degli ospiti, eccezionali professionisti.

Il menu proposto richiedeva infatti un sapiente equilibrio tra i sapori e i profumi tipici della terra emiliana e quelli delicati e ricercati della cucina parigina, che a metà dell'Ottocento faceva "tendenza" nelle sale dei grandi palazzi.

Interessante, a questo proposito, è soffermarci sul piatto denominato Piccola marmitta di verdure alla George V,  presentato ai convitati  come secondo successivo al risotto con tartufo.
Agli occhi di un ignaro profano esso avrebbe potuto apparire un semplice brodo di verdure, insaporito da anonimi pezzetti di carne, ma un cultore del cibo, come il Maestro, sapeva che in realtà stava donando ai suoi raffinati ospiti un prezioso regalo: un elaboratissimo  consommé, frutto di una sapiente e laboriosa procedura.
Una volta preparato  il brodo, secondo le consuetudine contadine, esso veniva infatti filtrato e completamente sgrassato con la tecnica antichissima della carta e successivamente arricchito con vari tipi di carne.
Le verdure tagliate a listarelle, all’apparenza crude, venivano  aggiunte solo alla fine così da mantenere intatti, per il palato sopraffino, la fragranza e l’aroma naturali.

Anche per la Spalla di San Secondo la tecnica di cottura non si presentava facile; gli studenti infatti hanno dovuto imparare che una carne cruda di tale corposità va lasciata in fusione con aromi per almeno 15 giorni, quindi insaccata, fatta asciugare e cotta per ben sette ore a bassa temperatura.
Solo così, infatti, essa diventava  degna di essere presentata a tavola di casa Verdi e assaporata con morigeratezza.
Il salto nel passato, susseguitosi tra portate e libagioni, letture  e canti, si concludeva con lo speciale gran buffet di torte, che ha sorpreso ed entusiasmato tutti.

I giovani professionisti del Perlasca
, vincendo le loro paure, hanno dimostrato a se stessi prima di tutto e a tutti gli altri poi, che se c'è motivazione tutto diventa possibile, anche quello che a prima vista può sembrare inaccessibile.

Il Dirigente scolastico Antonio Butturini e i docenti dell'indirizzo Enogastronomico ringraziano gli ospiti per aver accolto di buon grado la proposta culturale, gli studenti  delle classi seconda cucina e seconda sala, magistralmente preparati dallo chef Fabio Tabarelli e dal maître Maria Melzani, per l’impegno dimostrato, la referente del corso prof.ssa Milva Rizzardi che ha coordinato il tutto e la professoressa Elisa Pelizzari, il baritono Fabrizio Brancaccio e la soprano Alice Katia Stefani per la loro disponibilità talentuosa.

 
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