Ecco i Punkina, band di giovani emergenti con una marcia in più
di Emanuele Archiati

Loro sono Fabio, Lorenzo, Mattia, Luca e Giulia, tutti "franciacortini".
Un gruppo giovane che propone cover punk e rock ma che pian piano compone testi propri



Cosa può accadere se in un certo momento della vita si amalgamano cinque ragazzi poco più che maggiorenni, amanti della musica punk e rock, tutti franciacortini, che sulla scia dei binari della stazione di Chiari mettono le basi e formano una band emergente ma già ora di successo.

Il gruppo naturalmente si forma a step: Fabio e Lorenzo trovano Mattia e Luca a cui si aggiunge Giulia come una ciliegina sulla torta.
Si incontrano, si piacciono, si condividono, si provano e il risultato è più che positivo, dunque parte la sfida tra la serietà e il divertimento e da quella seduta in cemento si fonda Punkina, un nome forse non pensato con la ragione, ma un nome che piace per il modo in cui si sono trovati e si sono piaciuti.

Un genere punkeggiante come i cinque musicisti amano raccontare della loro creatura.
Loro sono Fabio Pelizzola da Cazzago, alla chitarra, Lorenzo Iannaccaro di Corte Franca, alla batteria, i due ragazzi di Chiari Mattia Ducci alla chitarra e Luca Ranghetti al basso e infine Giulia Guarienti, la voce di Palazzolo.

Tutti universitari che tra una lezione, una sessione di esami, i rispettivi amori e amici, trovano il tempo per “provare” nuovi pezzi (all’oratorio di Chiari tutti insieme due ore la settimana la domenica sera e poi ognuno per conto suo a casa propria ad auto-imparare per essere sempre sul pezzo) e far divertire e divertirsi con la loro musica.

La genesi è nel settembre 2012 e dopo meno del tempo di un parto, sei mesi (13 marzo 2013) con un po’ di emozione cominciano a esibirsi sul loro territorio tra locali e pub dove i giovani, i familiari, i loro primi seguaci e fan, riempiono i luoghi ove suonano e fanno divertire trascorrendo qualche ora in compagnia.

Un gruppo giovane che propone cover punk e rock ma che pian piano compone testi propri (ora due già pronti e altri due che sbocceranno a breve), perché il gruppo capisce che solo cosi, con la fantasia e l’autonomia, c’è un futuro portando in giro le proprie canzoni e non quelle di altri.

Un gruppo che, giorno dopo giorno, tra contatti dal vivo, Facebook, MySpace, SoundCloud, la costruzione di un canale You Tube si mettono sulla piazza però con già un sogno nel cassetto che si potrà realizzare con la buona volontà e tanto impegno: la creazione di un CD tutto per i Punkina con canzoni tutte fatte in casa, l’autonomia della strumentazione necessaria a tutto ciò e la creazione di un video.

Una strada non facile da percorrere, come la massicciata rocciosa che fa da fondo ai binari della stazione ma loro ce la mettono tutta, loro ragazzi semplici ma moderni, senza mondanità e grilli per la testa.
Hanno lanciato una sfida che vogliono vincere a suon di musica, snza paura, mai, perché si diventa qualcuno solo se si va oltre l’ostacolo. Con questi binari e questa rotta, andare oltre il territorio della Franciacorta non sarà poi cosi difficile.

LE LORO PRIME CANZONI:

- Anonymous: parla dei vantaggi dell’anonimato, della povertà a livello economico per far mettere a confronto due parti: il potente che  fa il bello e cattivo tempo e l’anonimo, che poi non è cosi male perché non si sobbarca problemi e responsabilità come il ricco.

- IMU (Imagination and Madness of the Universe): spiega la situazione del giorno d’oggi con suicidi, crisi, proteste, è questo un modo attraverso la canzone per alzare la voce per come sta andando il mondo che ci circonda, raccontare e denunciare tramite la musica quello che vediamo oggettivamente intorno a noi.

- Falsi sentimenti di Natale (False Christmas Feelings): qui ci si chiede il perché solo a Natale bisogna essere più buoni e non durante tutto l’anno, le luci presto arrivano e presto se ne vanno, una cosa passeggera, i sentimenti dovrebbero essere costanti e non saltuari come per le luci che ci devono essere sempre.

- Gioco luminoso (Shiny Game): è un gioco di parole nato dopo un periodo di visione di cartoni giapponesi dove gli dei della morte scrivono nomi di persone sul libro nero, parlano di una relazione amorosa finita male, un contatto con una Lei che non riesce perché troppo lotana, da cui scaturisce un sentimento di rabbia e il ritornello spiega che quando amiamo e perdiamo l’amore cerchiamo la parte di noi che abbiamo lasciato alla persona amata anche perché la persona allontanata non è più in grado di farci del male
 
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