Presidente Abete: «fammi tornare a giocare a calcio»
di Emanuele Archiati

I sogni son desideri. Che certe volte si realizzano e certe altre no. Se però riguardano un giovane ragazzo ancor più dovrebbero essere esauditi


Parliamo del caso di Michele Baiguera, ventunenne manerbiese doc, diplomato alberghiero, ex calciatore, anzi, ex portiere, fino a poco tempo fa arbitro, e chissà in futuro ancora estremo difensore, il quale comincia la sua “carriera” nella società di casa, la Virtus, dai pulcini fino ad arrivare alla categoria Allievi.

Gli piaceva giocare e gli piace tutt’ora, ma poi a un certo punto gli è sopraggiunta la voglia di “fare” l’arbitro, stare in mezzo al campo, a “dirigere” i ventidue, per migliorare la propria autostima, per aumentare la responsabilità di adolescente.

All'inizio del dicembre 2007, d’accordo con la sua società che lo svincola con la consueta finestra di metà campionato, dopo aver superato l’esame dell’Aia, parte la sua nuova avventura.

La realtà della direzione di gara, dai giovanissimi sempre a salire fino alla Seconda Categoria ed essere proposto per la promozione al Regionale.
Nel frattempo in questi sei anni nei tornei arbitrali sezionali e intersezionali, vince con merito molti titoli e trofei come miglior portiere.

A 21 anni però gli ritorna la voglia di parare i rigori, fermare gli attaccanti, essere protagonista con i guantoni da giocatore e decide di terminare la carriera arbitrale, seppur sia sulla cresta dell’onda, e dopo un periodo di riflessione decide di dimettersi il 3 febbraio scorso.
Alcune società, anche di Promozione, sapendo quanto è bravo, lo stanno già contattando (intanto si allena e si prepara grazie alla disponibilità della DelleseVerolese).

Qui però qui tutto si ferma, con gran dispiacere, perché l’art. 40 comma 1 del Regolamento F.I.G.C. dice che “gli arbitri non possono tesserarsi quali calciatori; il calciatore che si iscrive nell'albo degli allenatori professionisti o che consegua la qualifica di arbitro decade dal tesseramento e non può più tesserarsi quale calciatore”.

Da qui si parte con le deduzioni e tante versioni nell’interpretazione della legge: sui forum degli arbitri si legge che è una regola giusta, introdotta per fermare l’elusione di questo comportamento, cioè che un ragazzo fa il corso arbitri e diventa arbitro, apposta, per farsi svincolare in automatico dalla sua società e poi, dopo un lasso di tempo, si dimette ritornando a giocare nella formazione che vuole lui.

Questo articolo è per disciplinare anche questo atteggiamento.
Ovviamente, come credono tanti, se questa situazione è accaduta in buona fede e cronologica allora ci può essere una deroga da parte del presidente F.I.G.C. Giancarlo Abete sulla tesi seguente:

«non elundendo nessuna regola prima la società lo ha svincolato da “calciatore”, dopo si è tesserato come arbitro e ora si è dimesso, non c’è nulla di mala fede, anzi. Quando è stato tesserato da arbitro non aveva più la qualifica di “calciatore”».

In sintesi è questa la richiesta scritta indirizzata ad Abete spedita in queste ore di "personale deroga al tesseramento" nella convinzione di avere una pronta e positiva risposta per rivedere questo ragazzo in azione, voglioso di rimettersi in mostra volando tra i suoi amati pali.


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