Destra e sinistra sono scatole vuote
di Aldo Vaglia

Nei prossimi mesi un’overdose di dichiarazioni su destra e sinistra, su ladri e comunisti, conservatori e riformisti,liberisti e statalisti, ingorgherà il dibattito politico e sarà tanto più urlata quanto meno gli  schieramenti  politici avranno da proporre discussioni sensate


Non ne saranno immuni nemmeno le nostre amministrazioni, che ne hanno già dato prova con il cambio della guardia alla Comunità Montana, dove solo di schieramenti s’è parlato, guardandosi bene dal toccare temi, progetti, programmi e metodi di gestione.
In prima linea a sostenere l’equidistanza troveremo i Grillini, ma avranno una concorrenza piuttosto agguerrita, perché al solito Berlusconi, che della destra e della sinistra non gli è mai interessato niente, (se non  per accomunare Giudici, Prodi, e tutti quelli che la pensavano  diversamente ai comunisti), si affiancherà, questa volta, il PD di Renzi.

La frase: “destra e sinistra sono scatole vuote” attribuita al filosofo esistenzialista-comunista Jean Paul Sartre.
Non può essere estrapolata dal suo contesto. Gli anni ’60,  la guerra fredda, Kennedy, Kruscev e papa Giovanni, sono difficili da ingabbiare nelle categorie di ‘progresso’ e ‘conservazione’, attribuite dalla rivoluzione francese a destra e sinistra.
Il superamento della distinzione tra destra e sinistra da parte dei nostri politici sarà più da legare alle canzonette di Celentano e Gaber, che ai pensatori classici.

È il riconoscere nel criterio di Uguaglianza e Disuguaglianza le differenze tra destra e sinistra che Bobbio mette definitivamente ordine ad una discussione che in troppi punti cercava utilitaristiche interpretazioni. Il come ci si pone di fronte alle disuguaglianze e il rifarsi ai due filosofi che meglio ne incarnano il pensiero, Rousseau e Nietzsche, è il punto d’approdo del suo argomentare.
“Mentre per il primo gli uomini nascono uguali, ma è la società a renderli diseguali, per il secondo gli uomini sono naturalmente diseguali e soltanto la società, con la morale del gregge e la religione della compassione e della rassegnazione, li rende uguali”.

Il far ricorso in modo indifferenziato a teorie di destra e di sinistra, può portare dei vantaggi nella ricerca del consenso.
Ma chi paga le tasse e come verrà redistribuito il reddito definiscono il ‘come’ e il per ‘chi’ si fanno le scelte, se per l’uguaglianza o le disuguaglianze.
Non è perciò la coerenza che impone le non alleanze, ma è l’impossibilità a mantenere l’equidistanza che le rende impossibili.

Quello che sembra forza anche per Renzi è invece la sua debolezza.
La sua ascesa è stata travolgente fino a che ha potuto sottrarsi all’abbraccio di chi favorisce le disuguaglianze, situazione di cui può ancora godere Grillo stando all’opposizione.
Ma nel momento dell’abbraccio con la destra la sua manovra è frenata e se non è frenata dalla destra lo è dal suo partito.

Così si esprime Michele Nicoletti che insegna filosofia all’università di Trento: «Quando qualcuno mi chiede se esiste ancora oggi la distinzione tra destra e sinistra, mi viene in mente la battuta del filosofo francese Alain: “quando mi domandano ha ancora senso la divisione tra partiti di destra e di sinistra, tra uomini di destra e di sinistra, la prima cosa che mi viene in mente è che la persona che mi fa questa domanda non è certamente di sinistra…» e Michele Smargiassi in “Né di destra Né di sinistra” conclude: «sopra, oltre, avanti, altrove, una serie di avverbi per discostarsi dalla linea che corre da sempre tra destra e sinistra… un grave difetto di lateralizzazione; in un bambino impone una visita dal medico; in un adulto, può fondare una carriera».

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