La prima volta di don Paolo coi balarì
di Marisa Viviani

E' sempre un'emozione assistere alla funzione religiosa che apre le due giornate di ballo della Compagnia dei Balarì di Bagolino


Molta commozione e partecipazione per i fedeli, Balarì e gente di Bagolino fortemente legata alla tradizionale festa, grande meraviglia e suggestione per tutti gli altri da qualunque parte provengano.

La chiesa di San Giorgio
in quest'ultima edizione del carnevale era infatti gremitissima, molte persone in piedi, compresi alcuni ballerini restati senza posto tra i banchi; cosa che ha fatto inarcare il sopracciglio di qualche residente: la Messa dei Balarì è per loro, un elementare protocollo di rispetto gli deve essere riconosciuto e garantito.

Emozionatissimo pure il nuovo parroco don Paolo Morbio, per la prima volta in veste di sacerdote officiante della messa delle Sante Feste di Carnevale, come da egli stesso definite, a dimostrazione di quanto si sia rapidamente integrato nello spirito della comunità bagossa.
Altri otto sacerdoti delle parrocchie della Valsabbia, Valle del Chiese e missionari hanno concelebrato la sentita funzione.

Molto affollato anche il sagrato della chiesa al termine della messa, per il primo ballo tradizionalmente dedicato dai Balarì al loro parroco.
Anche per questo ballo che apre la festa c'è sempre molta attesa ed emozione da parte dei ballerini, l'aspettano da un anno e non vedono l'ora di dar inizio alla due-giorni danzante, che alternerà ai balli le soste nelle cucine di amici e parenti per una bevuta, uno spuntino e una chiacchierata in compagnia, per due risate e qualche battuta di spirito, per fa polsà i botarèi strapazzati dai salti e asciugare il sudore sotto la maschera.

Il passaggio nelle cucine è la controfaccia del ballo, un aspetto specifico e indissolubile della tradizione; non c'è ballo senza convivialità, altrimenti che festa sarebbe?
Ad altri cultori, quelli del rugby, tale consuetudine suona molto famigliare e per nulla strana, pare solo un terzo tempo ripetuto, che si fa durante la partita anziché alla fine; di una partita che dura due giorni.

Così, per cominciare bene i festeggiamenti,
dopo il primo ballo ecco la prima sosta conviviale, che avviene nella cucina del prete; è costume infatti che la canonica accolga i Balarì, e anche i loro amici, per un rinfresco inaugurale e come di consueto per sorbire una scodella di brodo.

E quest'anno
, vuoi per inesperienza del nuovo parroco sulle quantità da preparare, vuoi per timore di non averne abbastanza, o solo per gradita prodigalità, il buffet offerto da don Paolo era ricchissimo in quantità, e come al solito in qualità per merito delle signore che lo preparano.

Quindi nuovamente grande folla, questa volta di ospiti che hanno apprezzato cibarie e bevande, senza peraltro riuscire a darvi fondo nonostante la lunga permanenza in canonica a chiacchierare piacevolmente; nessun dubbio comunque per i cibi avanzati, non andranno sicuramente sprecati, gli ottimi dolci saranno destinati a bambini ed anziani come d'abitudine.
Grazie quindi a don Paolo per l'ospitalità e l'accoglienza, e grazie alle signore che l'hanno resa concretamente possibile.

E poi via, a ballare per le strade di
Cävril, domani (oggi per chi legge) toccherà ad Ösnà, sostando in altre cucine e anche in qualche osteria, e facendo gli scongiuri contro il maltempo, altrimenti i balli verranno sospesi, anche se in verità nelle cucine degli amici non piove mai; ma come si diceva, il binomio ballo-convivialità è imprescindibile, se manca l'uno l'altro non trova ragione d'essere.

Qualcuno potrebbe obiettare che per far festa e baldoria non occorre essere ballerini; vero, ma chi è Balarì è soggetto a questa condizione: senza l'abito di scena e senza il suo ballo è soltanto una persona che vuole divertirsi, come chiunque.

Con il costume, il prezioso cappello ornato e variopinto, i suonatori con le loro musiche, il compagno di coppia, la compagnia di tutti gli altri, i capi, i balli, il pubblico, gli applausi e infine parenti e amici che ospitano nelle loro case per soste conviviali, sono i Balarì, il cuore del carnevale di Bagolino e la sua identità.

Marisa Viviani

Nelle foto di Luciano Saia:
- La chiesa di San Giorgio alla Messa dei Balarì
- Don Paolo officiante
- Balarì schierati sul sagrato per il primo ballo
- Balarì durante una pausa nella cucina di amici.

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