Ronchi non ci sta a farsi da parte
Con una sorta di lettera aperta ai Consiglieri e alla popolazione di Roè Volciano, il sindaco uscente ha manifestato l’intenzione di ricandidarsi. Con chi ancora non si sa, lui ne fa una questione di metodo. Ecco la lettera


Al termine di questi cinque anni dedicati alla collettività di Roè Volciano, in questo particolare momento storico nazionale ed anche locale, desidero esprimere alcune considerazioni personali insieme ai ringraziamenti per la possibilità che mi è stata data e che ho accettato, di servire come sindaco il mio Comune di nascita e di residenza ed, in questo ultimo anno, di rappresentare e coordinare alcuni servizi della Valle Sabbia nella giunta della nostra Comunità Montana.

Desidero ringraziare ogni persona, sia elettiva che volontaria o dipendente ad ogni livello di responsabilità, che ha condiviso, anche con visioni diverse, questo percorso impegnativo ed interessante.
Ogni cittadino ha una sua idea di "pubblico" e di come dovrebbero funzionare i suoi servizi. Durante la mia esperienza lavorativa nel privato e due esperienze di assessore ai lavori pubblici, anch’io ho maturato la mia.

Oggi questa "idea" si è ulteriormente allargata e sto metabolizzando i più recenti cambiamenti, o meglio, i tentativi di cambiamento normativi ed organizzativi. Il mondo che cambia sempre più velocemente e che, in questi ultimi anni si confronta con una complessa crisi mondiale, richiede, anzi pretende, lungimiranza, coraggio decisionale, disciplina.
Mi sono fatto un'idea, dal mio piccolo punto di osservazione, riguardo alle contraddizioni, alle tensioni ed alle difficoltà con cui deve convivere ogni realtà italiana (persona, famiglia, azienda, associazione, apparato pubblico ...), sia che le contraddizioni, le tensioni e le difficoltà le sopporti o le supporti.

Il cambiamento, ritenuto necessario e obbligatorio per gli altri, diviene problematico se applicato subito e improponibile se ci coinvolge in prima persona. È questo un tema che tutti conosciamo e che normalmente cerchiamo di sfuggire o di rimandare, sperando che qualcosa nel frattempo cambi.

Questo tempo, proprio con la sua difficoltà, ci impone di non rimandare oltre e ci chiede di farci carico dei cambiamenti che vogliamo vedere nel nostro mondo. Noi e non i nostri figli, adesso e non domani, qui nel nostro paese e non da un'altra parte, dobbiamo iniziare la “cura” che ci permetterà di guarire i nostri malfunzionamenti, senza barare e spegnere i segnali che ce li indicano, senza credere che la cura possa essere somministrata a qualcun altro a nostro nome o che la si possa eseguire senza dolore o che la guarigione sia garantita al primo colpo.

Decidere di iniziare la “cura” ci costringerà a cambiare alcune delle nostre abitudini? Penso sia indispensabile e saggio cambiare il comportamento che ha innescato e mantiene il malfunzionamento.
Ma sarà proprio la soluzione giusta o ce ne sarà un'altra migliore e più leggera? Questa è una buona domanda, merita attenzione, merita impegno e non il classico temporeggiamento o il continuo rimando a un dopo indefinito, ad altri ed in un altro luogo.

Ma se abbiamo seguito l'idea sbagliata o la persona sbagliata?
Questa è la domanda più bella in assoluto che ci deve spronare costantemente a verificare che quello in cui abbiamo creduto o che la persona che abbiamo delegato risponda ancora al "pubblico" che desideriamo!

In questi anni, nel ruolo di sindaco, ho vissuto ed affrontato, con continuo desiderio di imparare, le modalità, le regole, le dinamiche, i tecnicismi della “macchina Stato” e, insieme ai membri della giunta e del consiglio comunale, di comprendere e gestire i nuovi modelli organizzativi, i pesanti tagli economici e le sempre maggiori richieste di sostegno e di intervento.

Frutto di questa esperienza è la mia disponibilità a ripropormi per servire il nostro comune nell'imminente futuro al fianco di quei cittadini che ritengono la “cura” improrogabile e desiderano collaborare affinché il “pubblico”, da burocrazia invadente e scomoda, cambi in amministrazione di servizi efficaci ed efficienti, con l’applicazione equa di norme e leggi, fruibili da ognuno nel rispetto di tutti.

Dare il nostro contributo corrisponde a dar forza a questi valori, a divenire "indipendenti" senza attaccamenti a cose e persone e capaci di offrire la nostra onesta partecipazione a servizio di Roè Volciano, dell'Italia e del mondo.
Il contributo rimane, tutto il resto svanisce! Auguro al nostro paese di oggi e di domani un futuro sostenibile e partecipato.

Emanuele Ronchi
Roè Volciano, 24 febbraio 2014



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