Napolitano: «un uomo solo al comando»
di Aldo Vaglia

Napolitano come Coppi “un uomo solo al comando; la sua maglia è bianco- celeste; il suo nome è Fausto Coppi”


La frase gridata dal radiocronista, Mario Ferretti, per quella straordinaria fuga di 192 km nella tappa Cuneo- Pinerolo, accompagnerà il campionissimo e segnerà un’epoca.
Anche Napolitano è solo, da anni, alla guida di questo martoriato Paese, e la sua impresa non è meno faticosa di quella di Coppi.

Ci sono altre analogie con lo sportivo che non dipendono dalle attività in cui sono impegnati, ma dallo stesso’ brodo di coltura’ dell’elettore-tifoso.
Coppi è stato avversato e odiato dalla società perbenista del suo tempo per le sue idee politiche e per le sue scelte personali.
Questo accade anche a Napolitano per la sua militanza comunista.
Le analogie tra i due finiscono qui.

Il calvario di Napolitano però prosegue, ed è quotidiano.
Essere ‘uomo solo al comando’ non è una sua scelta, ma un’imposizione dell’Europa, per garantirsi impegni presi da Berlusconi, ritenuto poi inaffidabile.
Da qui la  nascita del governo Monti, con il compito di frenare l’aumento vertiginoso dello “spread”, che avrebbe portato all’impossibilità di rifinanziare il nostro “debito pubblico”.

Anche la sua rielezione a Presidente della Repubblica non è stato un atto voluto, ma di necessità e responsabilità.
Certo che nel paese all’incontrario, dei grillini e dei Travaglio, traditori sono quelli che restano e ‘salvatori della patria’ quelli che fuggono, dalle proprie responsabilità.
Non dobbiamo dimenticare che da noi è fuggito il Duce ed il Re e ci sono ancora i monarchici e i fascisti.
Lo spirito italico, ben impersonato dai qualunquisti di ogni tempo e di ogni età, accusa il Presidente della Repubblica di non essere fuggito e lo accusa per questo, di alto tradimento.

La risposta ineccepibile, che si poteva dare ai ‘felloni’ che gli danno del traditore, non poteva che essere: l’imbecillità faccia il suo corso.
Certo che Napolitano da solo non può difendere la “democrazia” può solo arginare la “felloneria”.
Per la democrazia le cose sono più complicate.
La democrazia si difende con la conoscenza e la partecipazione, e la logica è un elemento indispensabile per affrancarsi dal fanatismo tifoso.

Proviamo a spiegarci con un piccolo esempio, per far capire che la democrazia non può essere il potere d’interdizione delle minoranze, come predicano i grillini. 

Poteva anche capitare che Prodi, scelto dai 5Stelle e voluto da Bersani, venisse eletto, se non ci fosse stata l’imboscata dei 101.
A quel punto una parte dei 5Stelle sarebbe uscita dalla “gabbia” della ditta “Casaleggio e Grillo” e probabilmente avrebbe formato un governo con il PD.
La minoranza in questo caso sarebbe stata formata dai Fascisti, dalla Lega, e da Forza Italia.
Se ciò si fosse verificato il teorema che il “baluardo della democrazia” sarebbero stati i fascisti, i leghisti e i forzisti, avrebbe, forse, creato qualche crepa nel granitico pensiero unico del movimento 5Stelle.

In questo paese di rivoluzionari, che una volta si chiamavano da “sacrestia” oggi da “web”, essere considerati conservatori, è un complimento.
 
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