Tutto sua madre
di Nicola Cargnoni

Le cose stanno così. Se in Italia si scrive una canzone in cui «Luca era gay» e si afferma che la sua omosessualità è frutto della morbosità materna, si scatena l’assalto del politically correct e si leva un coro di voci scandalizzate e indignate...


Però se in Francia si fa una (deliziosa) commedia sulle stesse tematiche, c'è chi è pronto a dire che il film è un piccolo capolavoro.
È anche vero che alla base vi sono intenzioni e background culturali totalmente diversi; non voglio certo entrare nel merito degli intenti ideologici di Povia (che ha più volte potuto confermare la sua pochezza), piuttosto la mia è una provocazione che vuole mettere l'accento su quella libertà artistica che ormai contraddistingue paesi come la Francia dal nostro: una libertà che è tale proprio in quanto non imprigionata dalle catene del "politicamente corretto".

Si sa, ci sono argomenti che in Italia sono un vero e proprio tabù, indipendentemente dal fatto che a parlarne possa essere un Povia o un Augias.
Forse proprio per questo motivo altrove continuano a uscire commedie del calibro di «Cena tra amici» e «Tutto sua madre», mentre in Italia siamo costretti a ridere (???) con il solito «scialo di triti fatti, vano più che crudele», consistente nei film di Vanzina, Genovese, Neri Parenti e compagnia cantante.

Non è nemmeno un caso che le sale cinematografiche siano monopolizzate da certo tipo di distribuzione, mentre vi sono pellicole molto più meritevoli (come «Sangue» di Pippo Del Bono e «La mia classe» di Gaglianone) che trovano spazio soltanto in piccoli cinema di città, appartenenti a qualche circuito di cinema d’Essai; ma, senza andare sul cinema troppo ricercato (che si rischia di sconfinare nello snobismo), basti dire che anche pellicole del calibro di «Dallas buyers club» e «Nebraska» trovano davvero poco spazio nel circuito cinematografico italiano, pur avendo a proprio favore recensioni entusiastiche e nomination a questo o quel premio.

Sta di fatto che per vedere «Tutto sua madre» mi son rifugiato in un piccolo cinema di Conversano (BA) che appartiene al “D’autore”, il circuito della Apulia Film Commission; un cinema che ha dovuto togliere le poltroncine dalla sala principale, per mettere delle più pratiche sedie pieghevoli, le quali si possono facilmente sgomberare nel caso di serate da ballo («Devo organizzare queste cose se voglio continuare a permettermi il lusso di proiettare film di un certo tipo», sono le parole del gestore).

La regia di «Tutto sua madre» è ottima, garbata, sena particolari pretese tecniche e disciplinata, il che va bene per un’opera prima come questa. L'interpretazione di Guillaume Gallienne (regista, attore e protagonista) anche, considerando che interpreta più d'un personaggio.
La storia si fonda su un monologo teatrale in cui il protagonista, Guillame, racconta la storia della sua omosessualità.

Inizialmente è una ricerca di affetto, di identificazione sessuale; successivamente diventa una ricerca di identificazione di genere.
Gli 85' scorrono, spesso tra molte risate; Guillame parla dal palco, immerso nel buio del teatro, in una sorta di sospensione espressionista con il viso in primissimo piano, illuminato, a fare da contrasto con lo sfondo nerissimo.
Alla sua voce narrante si sovrappongono le immagini.

È una pellicola delicata
, che fa ridere ma nel frattempo fa riflettere, che tocca tematiche molto intime, che vanno al di là della scelta sessuale; infatti la narrazione non si dipana soltanto sulle (dis)avventure del giovane Guillame e sulla sua ricerca di identità sessuale, ma entrano in campo anche il rapporto con la grettezza dei genitori e dei fratelli a cui fa da contraltare l’apertura di alcuni elementi della famiglia che si dimostrano prodighi di esilaranti consigli.

Nonostante fondamentalmente si parli del “bisogno di sessualità” di un ragazzo che si sente (e vorrebbe essere) femmina, il film non è MAI volgare.
Non si presentano mai situazioni becere, scontate o banali, ma si ride intelligentemente, non è mai comicità idiota o gratuita.
Con un finale che (senza svelare nulla) se fosse stato un film italiano avrebbe fatto gridare all’omofobia e al conservatorismo (oh, sì, questo posso dirlo).

È un film che fa presa su tutti, uomini e donne, e tocca le corde di ognuno usando vibrazioni diverse.
Il pubblico (8 persone, proiezione del sabato sera alle  21…) è soddisfatto, dalla sala si esce sorridenti, dopo aver ‘ingerito’ un film non certo facile, ma che dà lo spunto per ridere di alcune battute e formulare riflessioni su altre.

C'è davvero tutto: regia, interpretazioni, sceneggiatura.
Direi che la valutazione complessiva può essere di *** ½ (su un massimo di 5), aspettando il risveglio dei nostri commediografi.
 
140207_tutto_sua_madre.jpg