Frustrazioni e castighi
di Giuliana Beghini Franchini

Le frustrazioni, i rimproveri, le limitazioni e anche le punizioni servono, hanno la loro funzione: quella di far sapere al bambino ciò che è bene e ciò che è male, quello che si può  e quello che non si può fare


I genitori hanno il compito di stabilire dei limiti, di dare dei margini al bambino, di imporre dei divieti.
Lo devono fare con un atteggiamento amorevole, ma fermo.

Quando fa i capricci, urla o pretende da noi qualcosa, il bambino non solo cerca di soddisfare subito i suoi bisogni ma anche sta cercando di capire fino a che punto può può spingersi con le sue richieste.

Molti genitori che lasciano correre su tutto perché temono di intervenire chiedendo ai loro figli rinunce e limiti, non è detto che li aiutino a crescere autonomi.
Al contrario questo atteggiamento può essere avvertito come disinteresse e indifferenza.

I castighi e le punizioni hanno un valore solo se derivano da patti e accordi che abbiamo stabilito con chiarezza e che coerentemente applichiamo.
Un bambino può imparare da un castigo se questo è la conseguenza di un’infrazione alle regole che si sono fissate in precedenza e chiaramente enunciate.

Non si dovrebbero improvvisare le punizioni né farle dipendere dall´umore del momento.
I bambini non sono in grado di capire perché uno stesso comportamento o un´azione un giorno vengono castigati e un altro no.

Nemmeno serve minacciare una punizione e poi non applicare la sanzione.
Come per i premi anche per le punizioni è importante mantenere le promesse.
Le punizioni fisiche di solito non hanno un grande valore. Il bambino picchiato per una trasgressione, ha già pagato il suo conto e non é detto che abbia compreso l´errore.

Giuliana Beghini Franchini
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