«Per servire la verità, anche nelle cose semplici»
In merito alla recente scomparsa di don Adriano Salvadori, ci scrive don Antonio Polana, correggendo alcuni nostri involontari errori.
Accettiamo volentieri la tirata d'orecchi
Un infarto s'è portato via don Adriano




Pace a voi.
Leggo sul vostro sito Internet che la fonte da cui avete preso le notizie circa la morte di don Adriano Salvadori è il Giornale di Brescia.
Penso che fonte più sicura, per parlare di un sacerdote, sia o la Curia diocesana o l'ufficio missionario diocesano.

Del vostro articolo non è vero:

1. Il titolo. Don Adriano non era prete dei cercatori d'oro, ma degli indigeni. la mia parrocchia era più di cercatori d'oro, la sua no. Era una parrocchia personale e non territoriale perché sparsa in una vasta zona;

2. A El Dorado non era atteso da don Polana e da don Prandelli visto che noi due siamo andati in Venezuela nel 2011 mentre don Adriano era là dal 1987: noi abbiamo raggiunto lui e non viceversa;

3. Il suo lavoro era con le comunità indigene e non con i cercatori d'oro: mentre viveva e annunciava il vangelo, li aiutava a valorizzare e coltivare, per non perderla, la loro cultura e tutti i valori che essa ha.
E' vero che ultimamente anche gli indigeni stavano lasciando i campi e la caccia/pesca per cercare oro, ma don Adriano cercava di aiutarli a scoprire come la facilità dei soldi li avrebbe persi per quello che sono, equiparandoli, e solo nei vizi, ai criolli.

4. Don Adriano non ha voluto né ha richiesto di essere sepolto in El Dorado (che non era sua parrocchia, né la sua comunità), ma nella comunità indigena di San Miguel de Betania, dove lui aveva la sua casa canonica e dove viveva, quando non era di visita o di ministero in qualcuna delle sue numerose comunità.

Direi, in conclusione, che varrebbe la pena informarsi da chi sa, non per scrivere qualcosa che riempia uno spazio ma per servire la verità anche nelle cose semplici.

Grazie. Con rispetto.
Don Antonio Polana
 
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