Oggi riapre la strada per il Gaver
di val.

Da ieri numerosi mezzi della ditta Salvadori sono all'opera per rimuovere le due slavine cadute nei giorni scorsi e ripulire il meglio possibile la 669



Pronti via. Tre “pale”, compresa quella che era rimasta bloccata fra le due slavine, due “escavatori” e la fresa montata su un gigantesco trattore. Ieri mattina, di buon ora, la ditta Salvadori che per conto della Provincia ha in cura la 669 che dal lago d’Idro sale fino al Gaver si è messa in moto.
Obiettivo, dopo il via libera da parte del nivologo Federico Rota, quello di liberare al più presto l’arteria dalle due slavine “Chela del Tino” e “La Grisa” che si sono accumulate alte sulla strada anche più di otto metri.

«Stiamo cercando di fare prima possibile perché la gente qui sta aspettando da una settimana ed ha ragione ad essere impaziente – ci ha detto ieri mattina Paolo, uno dei Salvadori impegnati nell’impresa -. E non sarà sufficiente togliere di mezzo le slavine: poi avremo a che fare con alcuni chilometri di strada completamente innevata e ghiacciata ormai da giorni, diventata come una pista da sci per il continuo passaggio delle motoslitte».

Le motoslitte sono i mezzi (altri hanno utilizzato gli sci, altri ancora se la sono fatta a piedi) con i quali è stato garantito un minimo di collegamento col Gaver, dove l’attesa è stata scandita dal lavorio continuo per tenere in efficienza gli impianti, scaricare i tetti dal peso della neve; tenere tutto pronto, insomma, per la riapertura.
Che avverrà quasi certamente questo venerdì, al pomeriggio.

Intanto, come abbiamo già riportato nei giorni scorsi, il sindaco di Bagolino Gianluca Dagani è tornato a mettere nero su bianco lo sconcerto della sua comunità per il «gravissimo danno economico patito in questi anni dalla società di gestione degli impianti e dalle numerose attività economiche legate al turismo dell'intera valle del Caffaro ed alta Vallesabbia. Fattore che è anche la principale causa dei mancati investimenti in ammodernamento delle strutture».

Ci vogliono un milione e mezzo di euro – ha aggiunto -. Anche senza considerare il danno economico patito dagli operatori, il costo complessivo annuale a carico degli Enti della procedura di riapertura della strada non è molto lontano dall'eventuale quota annuale dell'investimento necessario per realizzare le opere di messa in sicurezza».
 
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