Potrebbe essere quella di oggi la giornata buona per capire quando potrà riaprire la 669 della Valle del Caffaro, chiusa dopo Valle Dorizzo a causa delle slavine e del pericolo che ne possano scendere altre.
Lunedì il meteo ha permesso un primo sorvolo della zona per i distacchi programmati con la Daisy Bell, la campana “suonaslavine”.

Operazione che come era previsto è stata ripetuta ieri.
Oggi il nivologo Federico Rota al quale la Provincia ha affidato il monitoraggio della zona ai fini della sicurezza, salirà con gli sci per valutare la situazione a livello del suolo.

Se tutto sarà a posto, ovvero se la neve fino a ieri considerata pericolante sarà scivolata a valle o si sarà assestata nei canaloni, l’esperto darà il via alle operazioni di rimozione delle tre slavine che a partire da venerdì scorso sono scese fin sull’asfalto isolando il Gaver: “Chèla del Tino”, così chiamata perché scende in prossimità del casolare di Tino Melzani, la “Grisa” e la “Canal Rot” che invece prendono il nome dai canaloni dai quali sono generate.

«I mezzi meccanici sono già pronti, aspettiamo solo il via» assicurano i manutentori della Provincia. Un paio di escavatori, una pala e se serve la “fresa”, per eliminare slavine alte fino a otto metri larghe trenta.
«Sono necessarie 10/12 ore di lavoro – ci dicono -. Se ci danno il via domani mattina (oggi per chi legge ndr) per giovedì a mezzogiorno si passa».

Il problema, a quel punto, sarà “solo” che nel fine settimana è previsto un altro peggioramento meteo: se sarà ancora neve tornerà il rischio valanghe e allora?
C’è anche una notizia positiva: il paravalanghe costruito negli ultimi anni subito dopo Valle Dorizzo ha funzionato egregiamente e la slavina ci è passata sopra.
Ne servono altri due, per un totale di una settantina di metri, da realizzare con un milione e mezzo di euro.
E’ un problema di scelte: alcune rotonde sono costate molto di più.