Presidio investigativo antimafia
di Redazione

Sull'onda delle dichiarazioni del procuratore antimafia Franco Roberti, il consigliere regionale Gianantonio Girelli chiede di istituire anche a Brescia un presidio della Dia


“Le dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia in merito alla crescente infiltrazione mafiosa nel territorio lombardo, quarto in Italia con Brescia che si contende il primato negativo con Milano, dimostra ancora una volta quanto sia necessario tenere alta la guardia sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, capace davvero di penetrare i gangli della vita civile della nostra regione.
Dispiace, inutile nasconderlo, constatare la disattenzione da parte della Commissione parlamentare verso il Consiglio regionale, che da questa legislatura si è dotata di una propria commissione.
Riconoscere l'importanza di un livello territoriale è fondamentale per dare efficacia ad ogni azione”.
 
Lo dichiara il presidente della Commissione regionale Antimafia e consigliere regionale del PD Gian Antonio Girelli in merito ai lavori della commissione Parlamentare Antimafia da lunedì mattina riunita presso la Prefettura di Milano.

“Già in occasione della chiusura del Nucleo informativo della Dia presso l’aeroporto di Malpensa sei mesi fa – continua Girelli – avevo ribadito fortemente l’importanza di tale presidio che allora come oggi, soprattutto alla luce delle indicazioni date dal procuratore, richiede di raddoppiare gli sforzi e dotare anche Brescia con un presidio investigativo ad hoc. 
È necessario mandare un segnale di massimo impegno verso il contrasto di ogni forma di attività mafiosa”.
 
Franco Roberti, capo della procura Nazionale Antimafia, ha così dichiarato:
"Abbiamo documentato e sottolineato alla Commissione che l'infiltrazione mafiosa riguarda un po' tutta la Lombardia, non solo il distretto di Milano ma anche quello di Brescia che è una zona a rischio: abbiamo anche sollecitato una riflessione sull'opportunità di rafforzare le strutture investigative di Brescia, se consideriamo che in tutta la Lombardia c'è un solo centro Dia e quindi andrebbe almeno raddoppiato con i centri operativi".

"E' purtroppo un dato oggettivo - ha aggiunto -, ci sono pochissime denunce in Lombardia ma anche in Liguria, Piemonte e Emilia Romagna. E' un fenomeno in qualche modo spiegabile con il passaggio di posizione da soggetto vittima (obbiettivo degli interssi mafiosi) a complice, colluso, in un rapporto perverso che poi si traduce appunto nella forma dell'omertà, del silenzio e della non denunzia".
 
Insomma, non c'è morto da stare allegri.
 
In foto: Franco Roberti
 


 


 

 

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